La grafica è una disciplina strettamente legata alle tecnologie a disposizione. Ogni avanzamento tecnologico, oltre a introdurre nuove modalità di progettazione e produzione, ha anche modificato i confini della sperimentazione. Con i software sempre più avanzati che abbiamo oggi, si possono fare — molto più rapidamente — le medesime cose che era possibile ottenere con i primi personal computer, le fotocopiatrici, i collage fatti con forbici e colla, ma si può creare anche qualcosa di completamente diverso, irrealizzabile con gli strumenti disponibili nel passato.
La mancanza di mezzi, tuttavia, ha sempre stimolato l’inventiva, il superamento dei limiti e lo sviluppo di nuovi linguaggi: uno degli esempi più eclatanti è la grafica punk, sbocciata dagli scantinati, dai garage e dalle sale prove, caratterizzata dal dilettantismo più genuino, dall’urgenza più bruciante e dallo spirito do-it-your-self che già contraddistingueva la stessa musica nata tra il 1976 e il 1977 per le strade inglesi e quelle americane.
Come scrissi in un vecchio articolo, nella cultura punk «non c’era alcun bisogno di aver studiato musica per incidere un disco e fare concerti, e allo stesso modo non era necessario aver studiato progettazione grafica per realizzare una fanzine o la copertina di un LP».
Tanto imprecisa, sporca, coscientemente o incoscientemente “sbagliata” era l’estetica visiva legata al punk, quanto potente è stata — ed è ancora — la sua influenza nel campo della comunicazione e della grafica. E oltre alle suddette fanzine e alle copertine dei dischi, un altro ambito ugualmente interessante e forse ancora più dinamico e immediato è quello dei volantini dei concerti, dei quali la Cornell University di Ithaca, New York, possiede uno strepitoso archivio.
La Punk Flyers Collection, della quale è stata digitalizzata e resa disponibile online una parte (poco più di 2000 pezzi, tra volantini che promuovono concerti e uscite discografiche ma anche annunci di chi cercava musicisti e cantanti per formare una band), è un’ottima risorsa per chi fa ricerca, sia grafica che musicale.
La maggior parte degli esemplari risale agli anni ’80 — ma c’è anche qualcosa di precedente e di successivo — e proviene perlopiù dalla California, San Francisco e Berkeley in primis, dato che lì si concentrava una delle “scene” punk più vitali sia a livello nazionale che internazionale.
I volantini si possono vedere a grandi dimensioni (ma purtroppo sono scaricabili solo in bassa risoluzione) e provengono da due grandi collezioni: la Aaron Cometbus Punk and Underground Press Collection, donata da Aaron Elliott, in arte Cometbus, fondatore dell’omonima fanzine e personaggio centrale nella controcultura californiana degli ultimi quarant’anni, e la Johan Kugelberg punk collection, donata dallo storico della musica e collezionista, Johan Kugelberg, già Matador Records, a capo della sezione ricerca dell’etichetta Def Jam, autore di decine di libri su punk, hip hop e culture e controculture giovanili, e oggi specializzato nella cura e nella organizzazione di archivi.