C’è un libro dallo stesso titolo, che ho consigliano a non so quanta gente: Anima e corpo. Uscito in Italia nel 2002 per la casa editrice DeriveApprodi, è un saggio sulla boxe scritto da un autore piuttosto inaspettato, visto l’argomento: Loïc Wacquant, sociologo e antropologo francese che nel 1988, mentre era a Chicago come ricercatore universitario, si iscrisse in un circolo pugilistico del ghetto nero, passando quasi tre anni della sua vita lì dentro e tirando fuori una straordinaria ricerca antropologica che è anche reportage sociale, si legge come un romanzo autobiografico e raccoglie le storie di tanti pugili di periferia — boxeur di secondo, terzo, quart’ordine.
«Il gym è una fabbrica. Grigia, chiusa, rudimentale, in cui si costruiscono quelle meccaniche ad alta precisione che sono i pugili», scrive Wacquant verso la fine del libro. «Il gym è anche una tana. Dove si va per trovare rifugio, riposarsi dalla luce e dagli sguardi crudi e crudeli […] Il gym è l’antidoto alla strada. Ogni ora trascorsa tra i muri della sala è sempre un’ora strappata all’asfalto della 63ª avenue […] Il gym è anche e soprattutto una macchina dei sogni. Di gloria, di riuscita, di denaro, ovviamente […] Nell’attesa, il gym è una macchina per uscire dall’in-differenza, dall’in-esistenza che marcia a pieno ritmo […] Un pugile sul ring è un essere che grida, con tutto il cuore, con tutto il corpo: “Voglio essere qualcuno. Io esisto”».

C’è tutto, nel saggio di Wacquant. C’è il dialogo tra anima e corpo, un dialogo che spesso diventa combattimento, dentro e fuori dal ring, in un mondo, come il nostro, che le considera come entità separate e necessariamente in conflitto.
Di «due personaggi ingiustamente separati» parla il comunicato di una bella iniziativa che porta lo stesso titolo del libro di cui ho appena parlato. In questo caso si tratta di una mostra, più precisamente di una mostra di illustrazione, allestita in una palestra, una gym, l’Heracles Gymnasium, una scuola di boxe che si trova in via Padova, a Milano.
Fondato nel 2015 da Renato De Donato, che è un ex campione nazionale di pesi super leggeri ma anche un laureando in filosofia — anima e corpo, appunto —, l’Heracles Gymnasium è anche luogo di cultura: Heracles Symposium, dove si tengono concerti, si studia, si fa teatro, c’è un jazz club.
E il 9 febbraio la palestra ospiterà la collettiva curata da Deborah Miseo, con protagonista le opere che sette tra illustratrici e illustratori — Veronica Cerri, Sara Ciprandi, Luca D’Urbino, Marco Meloni, Daniele Morganti, Francesco Poroli e Antonio Sortino — hanno realizzato sulla profonda e talvolta equivocata relazione tra l’anima e il corpo.
Ciascun artista esporrà una tavola inedita di grande formato (2 metri x 4) più altre cinque opere ciascuno