Progetto Happiness, il viaggio di Giuseppe alla ricerca della felicità

Ogni giorno mi sveglio e so che ci vorranno diversi minuti, prima di uscire di casa, per ritrovare le chiavi che sono convinta, assolutamente certa, di aver perso. Comincio a dubitare della mia memoria o che l’appartamento le abbia risucchiate in qualche angolo delle sue stanze, ma poi arriva l’illuminazione ed eccole lì dove le avevo sempre lasciate. La fregatura è che con le cose immateriali della vita la questione diventa più difficile. Pensi di avere con te la gioia o la tristezza, l’entusiasmo o la paura, ma poi spariscono come sono arrivate e non puoi incolpare o ringraziare lo sgabuzzino o il bagno per averle nascoste. Quella a cui vorremmo mettere il sale sulla coda in compenso è uguale per tutti: la cara vecchia felicità, l’oggetto dei desideri di più di 7 miliardi di persone, la preda che nessuno ha mai capito dove inizi e dove finisca, il tema più dibattuto degli ultimi secoli, la parola di cui esistono tanti sinonimi quante definizioni.

Giuseppe Bertuccio D’Angelo

Vi immaginereste mai di incaponirvi e mettervi a cercarla? Ve la sentireste di smettere di vivere nel mondo razionale o immaginario delle vostre menti e fare il primo passo per scoprire dove è andata a finire, cos’è? Se volete un’ispirazione, Giuseppe Bertuccio D’Angelo potrebbe essere la persona fatta per voi. 29 anni, laureato in Economia, milanese di nascita ma con radici sicule, il 15 Settembre dell’anno appena passato si è messo lo zaino in spalla e ha deciso di girare il mondo in 365 giorni, in modo sostenibile, per svelarci la ricetta della felicità con il suo Progetto Happiness. Tutto è iniziato in Svizzera e finirà in Finlandia, toccando i quattro angoli del pianeta e portando con sé 10 domande, formulate assieme a Psyia Italia, società specializzata in benessere psicologico sul lavoro, per scoprire come cambia alle varie latitudini del mondo il sogno che tutti vorremmo raggiungere.

Se comincerete a seguirlo su Instagram, Facebook e LinkedIn, se vi perderete nei suoi video settimanali su Youtube, scoprirete che Giuseppe si diverte a chiedere il profumo del ricordo più felice, il nostro rapporto con la morte, le cose più preziose che possediamo, conducendo spesso i suoi intervistati a scoprire molto più che la loro idea di felicità e noi a uscire dagli schermi dei nostri stessi pensieri e modi di vedere le cose.

La mattina vorrei smettere di cercare le chiavi, tanto rimarranno sempre dove le ho lasciate, preferirei piuttosto mettermi uno zaino sulle spalle e andare a cercare le cose immateriali che ho perso, ma intanto lascio che sia Giuseppe a guidarmi virtualmente nel mondo e aiutarmi a distanza.

Syrian refugee camp school
Giuseppe Bertuccio D’Angelo
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