L’architettura non è soltanto immaginare e progettare spazi là dove prima non c’erano, né si esaurisce nel creare luoghi per assolvere a specifiche funzioni (abitare, imparare, curarsi, organizzare, produrre, riunirsi, allenarsi, divertirsi).
L’architettura riflette anche l’immagine che una società ha di sé stessa: «La civiltà moderna cerca la sua espressione sociale nell’Architettura, ne fa il suo specchio, la sua misura», scriveva Gio Ponti.
Fotografare l’architettura, dunque, è una delle molte forme possibili per documentare e raccontare l’umanità. Questo è molto evidente nei progetti di Filippo Romano, il cui sguardo, quando si posa su un edificio, non si esaurisce nella pur rara capacità di estrarne e sintetizzarne l’idea, il sapore, l’anima.
Classe 1968, alle spalle studi all’ISIA di Urbino e all’International Center of Photography di New York, Romano riesce a produrre delle complesse narrazioni dei luoghi senza alcun bisogno delle parole.
Premiate ed esposte in tutto il mondo, le sue serie fotografiche riescono a racchiudere non solo ciò che è ma anche ciò che è stato e — in potenza — ciò che sarà di un posto e di chi lo abita: dalla Cina, alla Calabria dell’abusivismo edilizio, da Haiti colpita dal devastante terremoto del 2010 alla vita scandita dalle maree sulla laguna veneta.
Dal 2011 Romano, che vive a lavora a Milano, porta anche avanti un progetto dedicato a Nairobi, in Kenya. Tuttora in corso, è iniziato con una collaborazione con la Ong LiveinSlums, si articola in diverse serie e ha già dato vita a due pubblicazioni, Residents Welfare, nel 2018, e Water Tanks Mathare, Nairobi nel 2019, entrambi pubblicati da A&Mbookstore Edizioni.
Proprio quest’ultimo libro, focalizzato sul sistema di distribuzione dell’acqua in uno dei ghetti della capitale keniana, verrà presentato il prossimo 13 dicembre a Bologna, presso Spazio Labò, durante un incontro dal titolo Milano – Nairobi: luoghi, storie e architetture, che vedrà Romano parlare di alcuni dei luoghi in cui ha realizzato i suoi lavori — Milano e Nairobi, appunto, ma anche Eindhoven, nei Paesi Bassi, e Il Cairo, in Egitto — e del «ruolo del fotografo di architettura rispetto al racconto più ampio e generale della fotografia documentaria con cui riesce ad amalgamarsi in una visione universale».
L’appuntamento è gratuito ma i posti sono limitati.
Filippo Romano, tra l’altro sarà anche docenti del Master in fotografia di architettura, in partenza presso Spazio Labò a febbraio 2020.





