In occasione dell’uscita di Design & Art, libro illustrato dedicato alla carriera dell’artista francese Paul Cox, la Galleria Corraini di Mantova ha organizzato una mostra con alcune delle sue opere pittoriche.
L’esposizione, intitolata Cammin Facendo, inaugurerà il 7 dicembre, alla presenza dello stesso Cox, e sarà visitabile fino al 31 gennaio 2020.
Con la cortesia di Corraini Edizioni e della Galleria Corraini, pubblichiamo qui il testo scritto dall’artista per accompagnare questa serie di opere.
Cammin Facendo
di Paul Cox
Ci sono due rituali nella mia giornata (ce ne sono altri, ma vi svelo i due più importanti): la passeggiata del mattino, sempre uguale e sempre diversa, e la pittura di paesaggi. L’una è legata all’altra, sia quando disegno o dipingo dal vero, sia quando mi metto all’opera nel mio atelier, basandomi sui ricordi. I paesaggi dipinti nel chiuso dell’atelier si riconoscono da un particolare inequivocabile: il punto di osservazione si trova generalmente al centro della strada, posizione che sarebbe pericolosa se vi piazzassi davvero il mio cavalletto. La pittura di paesaggi dal vero mi insegna tutto ciò che peraltro utilizzo nel mio lavoro: tratto, armonia dei colori, forme nuove. Ricavo tutto dall’osservazione, da questa «attenzione senza intenzione», come la definisce François Matton nei suoi Exercises de poésie pratique.
Per i paesaggi dipinti a memoria, mi ispiro all’ideale di Bonnard: cercare cioè di «mostrare in un colpo solo ciò che si vede quando si entra all’improvviso in una stanza». Lavoro speditamente, con un metodo che ha qualcosa di rituale e di immutabile allo stesso tempo: riportare il disegno su carta carbone sul suo supporto di legno, applicare uno o a volte due colori di fondo, procedendo con la pacata monotonia dello stuccatore (quest’immagine mi è stata suggerita dalle pennellate orizzontali che uso per accentuare la sensazione del movimento lungo il cammino), con una tecnica che assomiglia a quella degli album da colorare.
Il tema è già prestabilito: la strada e la sequenza delle soste sono come un embrione di racconto sul quale mi sento libero di improvvisare a mio piacere, concentrandomi sul colore e sulle pennellate senza sentirmi schiavo del modello. Realizzo questi paesaggi a memoria a gruppi di due, riprendendo nel secondo la gamma dei colori che ho scelto per il primo; questa auto-imposizione mi consente di improvvisare ancora più liberamente.
I miei paesaggi sono disabitati, perché su questa strada della Borgogna la mattina presto non s’incontra nessuno, a parte qualche mucca sul ciglio della strada. Ma la mia passeggiata non è per niente solitaria, perché mi fanno compagnia molti dei pittori che ammiro: Fairfield Porter, Munch (mi sono ispirato alle sue incisioni su legno per le mie opere-puzzle), David Milne, Manuel Calard detto «Incielovatuttobene», Corot per la sua scienza dei valori cromatici (consigliava ai suoi allievi, per cominciare, di riassumere il paesaggio in venti valori — come se fosse facile!), Alex Katz, Vuillard (per il suo modo di lasciar trasparire gli strati di pittura sottostanti) e altri.
Queste passeggiate sono fonte di piacere e di insegnamento e, nel mio lessico privato, mi piace chiamare le restituzioni a memoria che ne derivano «Cammin facendo».