Da una parte Sonic Youth, Nirvana, R.E.M., Cure, Smiths, Pixies, Mudhoney, Neutral Milk Hotel, PJ Harvey, Nick Cave, Soundgarden, Pearl Jam, Fugazi, Mercury Rev, My Bloody Valentine.
Dall’altra Arcade Fire, White Stripes, Beck, Queens of the Stone Age, Killers, Interpol, Strokes, Muse, Libertines, Yeah Yeah Yeahs, LCD Soundsystem, Animal Collective, Bon Iver, xx, Tame Impala.
Non credo ci sia storia. E chiunque sarà d’accordo su questo, ma probabilmente ciascuno avrà il proprio lato preferito, quasi certamente per questioni generazionali.
Le mie playlist pescano a piene mani da entrambe le barricate ma, essendo stato adolescente negli anni ’90, pur ammettendo grandi, grandissime cose dalle parti di The National, LCD Soundsystem, Animal Collective, White Stripes, Tame Impala, Sufjan Stevens — cioè da ciò che è uscito dal 2000 a oggi —, dovessero mettermi di fronte a una scelta di vita o di morte, il mio cuore rimarrebbe con il quindicennio 1984 – 1999.
Non essendoci tuttavia obbligo di legge nello sceglierne soltanto uno, mi porterei a casa entrambe le stampe realizzate dallo studio Dorothy, che hanno trasformato le copertine di alcuni dei più importanti album di musica alternativa a mo’ di francobolli e prodotto due poster, Stamp Albums: Alternative Volume 1, che copre appunto il periodo che va dall’84 di The Smiths al ’99 di The Soft Bulletin dei Flaming Lips, e Stamp Albums: Alternative Volume 2, che inizia con The Sophtware Slump dei Grandaddy e arriva a Double Negative dei Low.
Unica band che ha avuto l’onore — meritatissimo — di essere in entrambe: i Radiohead.
Stampati in litografia a quattro colori, con lamina d’argento a mimare la dentellatura dei francobolli, i due poster — per chi proprio non sa o non vuole scegliere — si possono anche acquistare assieme.
Per chi invece storce il naso di fronte ai gruppi protagonisti di entrambe le stampe: nella stessa serie, in passato, sono anche uscite le copertine dei dischi di musica elettronica e psichedelica e quelle post-punk e post-rock.