Il Mediterraneo non è solo un mare. Un’entità fisica e geografica coi suoi confini, le sue caratteristiche misurabili, gli elenchi delle specie che lo abitano, la mappatura dei fondali, la topografia delle coste, le bandiere azzurre assegnate alle spiagge.
Il Mediterraneo è anche e soprattutto un categoria — storica e culturale. Un contenitore di civiltà, di esplorazioni e di migrazioni, di modelli di pensiero, di storie e leggende, cucine e sapori, che il Mare Nostrum — circondato in un abbraccio dalla terra ferma — in qualche modo conserva, riportando a riva, prima o poi, quel che sembrava essersi allontanato per sempre, nel tempo o nello spazio, dando l’illusione di avare a che fare con uno specchio. Ma si tratta di uno specchio infedele: l’immagine di noi stessi che ci riporta è un’immagine riconoscibile ma distorta, mutevole come la superficie increspata dell’acqua.
Una peculiare forma di “tradimento” che appare, potente, nelle immagini in bianco e nero di Mediterraneo, un progetto del fotografo italo-svedese Joakim Kocjancic, nel quale passato e presente sembrano mescolarsi. La sensazione, da spettatori, è di trovarsi di fronte a una zona grigia, come su una battigia temporale, una linea incerta e cangiante sulla quale ciò che è stato e ciò che è si contaminano a vicenda, il tutto amplificato da uno sguardo, da una scelta dei soggetti e da un uso del bianco e nero che mi hanno ricordato grandi maestri come Mimmo Jodice, Letizia Battaglia e, a tratti, anche Giacomelli.
«Questa serie è saltata fuori un po’ per caso. Quattro anni fa ho iniziato a lavorare ad un progetto sulla costa ligure che avevo in mente dal 2005 e che avrebbe dovuto intitolarsi Riviera. La frustrazione cresceva però nel vedere che il materiale non era abbastanza forte e troppo vago per poter creare qualcosa di interessante. Così ho iniziato a mescolare quel materiale a altre foto scattate tra Napoli, Venezia e Palermo. Quelle foto messe insieme in maniera quasi istintiva hanno creato un’atmosfera coerente e allo stesso tempo insolita, un’atmosfera in cui mi potevo identificare e che rifletteva in maniera precisa i miei sentimenti per questo mare chiuso, così bello e così crudele», spiega Kocjancic, che è metà italiano e metà svedese, è nato e cresciuto a Milano e — dopo aver lavorato a Carrara, Santa Cruz de Tenerife, Anversa, Dublino e Londra — dal 2006 vive a Stoccolma (la contaminazione temporale, nella sua biografia, diventa dunque contaminazione culturale).
Autore di diversi libri fotografici, apparso su testate come il New York Times e La Repubblica, Kocjancic ha esposto nelle gallerie di mezza europa.
Il progetto Mediterraneo, che un paio di anni fa è diventato anche una piccola pubblicazione in edizione limitata di 50 copie, è il protagonista di una mostra che inaugurerà il prossimo 11 settembre a Palermo (poteva esserci luogo migliore per presentare un lavoro del genere?), presso BACO about photographs, realtà che si occupa di esposizioni e produzione di progetti fotografici, fondata nel 2017 dal fotografo e stampatore Andrea Campesi e dalla curatrice Valentina Sestieri.
Tutte le opere in mostra sono state stampate sul posto, appositamente per l’evento.