«Attraverso interviste, saggi fotografici e storie dei suoi grandi chef, Ambrosia si fa strada attraverso una regione, dai baracchini sui bordi delle strade ai ristoranti stellati Michelin, e individua ciò che distingue la cucina di un luogo».
Ecco, in breve, la missione di questo magazine indipendente del quale scrissi per la prima volta qualche anno fa, nel 2015, in occasione dell’uscita del primo numero, prima tappa di un lungo viaggio che partì da Baja, in Messico, per andare poi a toccare intere nazioni ma anche città e addirittura quartieri: la Danimarca, Brooklyn, Città del Messico, la Bay Area di San Francisco e ora, con il sesto volume, pubblicato lo scorso maggio, una delle città più belle del mondo: Londra.

Snodo centrale di merci, denaro, culture e sapori, multietnica, satura di contraddizioni, in costante mutazione e ora — col rompicapo della Brexit che incombe — piena di interrogativi sul futuro, Londra è anche uno dei luoghi più interessanti del pianeta a livello gastronomico.
Una complessità di fronte alla quale, tuttavia, la redazione di Ambrosia non si è tirata indietro, cercando, com’è nella sua missione, di scoprire l’anima del capoluogo britannico attraverso le idee e i piatti di chef di altissimo livello, da una parte, e l’esplorazione degli innumerevoli spunti offerti dal cibo di strada, dall’altra.
160 pagine, Ambrosia n.6 si acquista online.


