CHEAP CALLforARTIST 2019. Parola d’ordine: sabotaggio

Con uno zoccolo infilato in un telaio a vapore per danneggiarlo iniziò, durante la rivoluzione industriale, la storia del termine sabotaggio. Gli zoccoli (sabot) erano quelli degli operai che erano stati licenziati e sostituiti dalle macchine, o di quelli che venivano sfruttati e malpagati e, per rivalsa, rallentavano la produzione.

Quella del sabotaggio è da sempre una delle tecniche più efficaci non solo in ambito militare e spionistico ma anche e soprattutto nell’insurrezione, nella lotta di classe, nella rivoluzione e nella resistenza. Laddove le forze in campo sono asimmetriche, il sabotaggio permette a chi è in svantaggio di riequilibrare, almeno temporaneamente, lo stato delle cose.
Sabotare le armi del nemico, sabotare un impianto di produzione, sabotare il sistema informatico di una banca oppure sabotare i flussi del potere come propone il Comitato Invisibile nei suoi incendiari testi raccolti dall’omonimo libro (che consiglio) pubblicato dalla casa editrice Nero.

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)

Ma ciò che può essere sabotata, a livello semiologico, è anche la comunicazione.
«Una guerriglia semiologica, tesa a ribaltare nei processi comunicativi il rapporto gerarchico e di consenso passivo tra il mittente e il destinatario», scrivono le ragazze di CHEAP, progetto di promozione della street art nato a Bologna e responsabile di alcune tra le più belle iniziative culturali organizzate qui in città.

Ogni anno, dal 2013, CHEAP organizza anche un festival internazionale di poster art, attraverso una call che richiama artisti da tutto il mondo.
Quest’anno il tema sul quale lavorare era appunto Sabotage — «un invito a produrre nuovi segni, significare e risignificare: contestando su carta, concedendo nuove inferenze grafiche, delimitando nuovi percorsi narrativi nello spazio di un poster» — e a partecipare sono stati oltre 500, con 1000 poster arrivati, una selezione dei quali è stata ora affissa su più di 100 bacheche per le strade di Bologna.

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)

Il risultato è straordinario. E mentre nei palazzi del potere, sia a livello nazionale sia a livello locale, destra e sinistra pianificano la distruzione e la rimozione dei pochi avamposti di resistenza rimasti, per le vie della città si respira, dai muri, una vitalità della quale c’è più che mai bisogno: un invito a usare l’ironia, l’intelligenza, il linguaggio e le immagini per ribaltare la direzione del flusso della comunicazione. Ciò che viene dall’alto, dal basso viene rovesciato per dirottare il messaggio e assumere un nuovo significato.
«Il tema del sabotaggio viene affrontato in maniera ironica, politica e inattesa, sui temi del femminismo e del queer, toccando suggestioni ambientaliste, affrontando in modo tagliente l’attualità politica, passando dal pop al trash senza farsi mancare una deriva graphic nerd. C’è tutto, anche quello che non vorreste vedere», dicono da CHEAP.

I manifesti, che a loro volta si prestano all’intervento critico e sabotatore di chi passa per strada, saranno visibili fino a settembre.

(foto: Michele Lapini | courtesy: CHEAP)
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