David Bowie apre il progetto di poster art “ICONS” di CHEAP

Un’indagine, attraverso dei manifesti illustrati, sul rito collettivo del lutto social

La gente muore. E questo è un dato di fatto, sintetizzabile con un emoji: 🤷.
Pure la gente ricca e famosa muore. Ché i soldi — come ha d’altronde confermato un recente e “brillantissimo” studio — fanno sì la felicità ma non danno l’immortalità, perlomeno quella terrena (per ora).
Anzi, in certi periodi sembra che sia soprattutto chi ha impresso indelebilmente il proprio nome nell’immaginario collettivo a lasciarci le penne. Anche in questo caso, verrebbe da dire e da fare 🤷 — è la vita. E invece no, perché ormai da diversi anni quasi ogni scomparsa eccellente, specialmente se relativa a icone della musica, del cinema e dello spettacolo, è accompagnata da un curioso fenomeno: quello del lutto pubblico e condiviso, che si sviluppa in rete attraverso un flusso ininterrotto di citazioni, ricordi personali, ritratti illustrati e — chi li ha — selfie col morto (“Ognuno secondo le sue capacità culturali e creative” verrebbe da dire, parafrasando Marx); flusso che in poche ore esplode di post e hashtag, per poi spegnersi nell’arco di qualche giorno al massimo, quando la spinta a indossare le gramaglie virtuali viene meno o finché non arriva un altro lutto; per poi ripetersi, anno dopo anno, anniversario dopo anniversario, in un calendario ormai affollatissimo di gente defunta da celebrare, una sorta di enorme famiglia allargata di cari estinti che appartengono un po’ a tutte e tutti.

ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)

Nel bene e nel male, le “celebrity deaths” sono diventate un mercato, in cui si compete — consapevolmente o meno — per ottenere click, like, visibilità. Crepa qualcuno e ci si rimbocca le maniche a disegnare il ritratto migliore, a scrivere il coccodrillo più sentito, a scartabellare gli album di fotografie per dimostrare urbi et orbi che sì, esiste uno scatto che testimonia di aver incontrato l’autorevole salma quando ancora salma non era.

«Monomania che si colloca tra il disturbante e il seducente» la definiscono le attiviste di CHEAP, che al fenomeno stanno dedicato un progetto — parole loro — “obituale”. Si chiama ICONS e consiste in una serie di call che invitano a partecipare a questo gioco collettivo disegnando poster, appunto, di icone defunte.
«Le uniche regole» spiegano dal collettivo bolognese, ormai conosciuto a livello internazionale per il gran lavoro che sta facendo, attraverso la poster art, sulle istanze politiche, sociali e culturali che attraversano la società contemporanea, «sono che l’icona scelta di volta in volta sia defunta e che i ritratti siano inediti. Uno sfogatoio mortuario collettivo, elaborato con sarcasmo, venerazione, black humor, totale mancanza di realismo: è la morte della vostra icona, fatevi le condoglianze come ritenete più opportuno».

Il primo soggetto scelto è David Bowie, che d’altra parte è stato una delle prime celebrità a scatenare questo rito social a livello globale.
A lui sono dedicati 54 poster — selezionati tra gli oltre 200 arrivati da ben 19 paesi differenti — visibili, da metà marzo fino alla fine di aprile, negli spazi di pubblica affissione in diverse vie e strade bolognesi (qui l’elenco).
A metà tra macabro divertissement e indagine sociale, il progetto si allargherà poi ad altre icone: seguite CHEAP sui social o tramite newsletter per ricevere gli aggiornamenti sulle prossime call (e, a proposito di “chiamate alle arti”, è aperta fino al 7 luglio 2023 quella per l’appuntamento più importante dell’anno per l’attività del collettivo: il tema è Agitatevi).

ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
ICONS – David Bowie
(foto: Margherita Caprilli | courtesy: CHEAP)
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