«Quando visiti la St Bride Printing Library di Londra, o l’archivio vivente che è la fonderia di Rainer Gerstenberg a Darmstadt, non puoi fare a meno di ammirare le dimensioni, il peso, la pura materialità e la precisione ingegneristica della fusione dei caratteri tipografici. In confronto, il font del 21° secolo è piccolo e si scarica in un attimo, un’etera costruzione fatta di codice. Eppure prova a esaminare una moderna famiglia di caratteri e vedrai creazioni e rivelazioni che avrebbero imbrogliato perfino il più sofisticato punzonista del diciottesimo secolo. Anche le più modeste famiglie di testo sono piene di caratteri. Le cosiddette superfamiglie incorporano una vasta gamma di pesi, stili, dimensioni ottiche, lingue e glifi vari. Il carattere tipografico contemporaneo è un labirinto, un armadio di meraviglie che può trasportare i suoi utenti attraverso culture e lingue e dimensioni estetiche».
Lo scrive John L. Walters, direttore della prestigiosa rivista britannica Eye — che esce fin dal 1990, è dedicata alla grafica ed è una sorta di bibbia del settore — nell’editoriale che apre il nuovo numero del magazine.
Passato e presente si intrecciano tra le pagine di Eye n. 98, che è interamente dedicato alle arti tipografiche e va a toccare svariati temi, dalla visita al laboratorio di uno degli ultimi fonditori di caratteri al panorama delle fonderie digitali contemporanee, dai font sperimentali alla designer svizzera (Thérèse Moll) che portò lo swiss style al MIT fino all’importanza dei poster per la comunicazione, dai metodi di insegnamento della tipografia ai podcast a tema tipografico.
Una piccola anteprima dei contenuti si può ammirare attraverso il video che segue.
La rivista, invece, si può acquistare online.