In principio furono le Oblique Strategies, delle carte inventate da grande musicista Brian Eno e dal pittore Peter Schmidt nel 1975. Nate per risolvere i blocchi creativi e per trovare spunti inaspettati, si basavano a loro volta sul cosiddetto “pensiero laterale”, termine coniato negli anni ’60 dal filosofo Edward de Bono.
Negli anni, la tecnica di utilizzare il caso per sbrogliare le matasse dell’immaginazione (ma già i Tarocchi…), per tenere in allenamento la propria creatività, per suggerire modalità altre di risolvere i problemi, sono state applicate a dozzine di sistemi, attraverso carte, appunto, o dadi, siti web.
Abbiamo assistito anche a una sempre maggiore specializzazione: non più mazzi “generici” (o orizzontali) come quello di Eno e Schmidt — che però tuttora rimane uno dei più affascinanti — ma, al contrario, pensati per una disciplina ben precisa.
Un esempio è Triggers, una collezione di mazzi sviluppata nel 2016 dal consulente creativo catalano Alejandro Masferrer.
I trigger, cioè i grilletti, gli inneschi, sono delle carte accomunate dal medesimo incipit: what if…
E se coinvolgessi dei giovani talenti? E se la soluzione fosse un segreto? E se dessi alla gente il potere di decidere? E se trasformassi il tuo problema in arte? E se creassi una comunità? E se utilizzassi messaggi che scompaiono? E se. E se. E se.
Inizialmente Masferrer ha prodotto cinque mazzi: Campaign, Human-centric, Innovation e Serendipity.
A questi sono andati ad aggiungersi Brand strategy, Graphic, Storytelling e Business design.
Funziona?
Forse meglio cambiare la domanda e trasformarla in: e se funzionasse?