Le macchine inutili (e di carta) di Riza Cruz

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Il 6 aprile scorso il magazine The Great Discontent — su idea dell’artista americana Elle Luna, a sua volta ispirata da un laboratorio che il grande designer Michael Bierut faceva fare ai suoi alunni della Yale School of Art — ha lanciato su Instagram un progetto collettivo chiamato #the100dayproject.

Come da titolo, si tratta di scegliere un’attività e poi svolgerla ogni giorno per 100 giorni, postandone quotidianamente il risultato sul proprio profilo.
L’idea è stata subito accolta da un gran numero di artisti, designer, aspiranti cuochi… C’è infatti chi si è messo a cucinare, chi sta disegnando solo mele, chi abbozza personaggi traballanti.

La 22enne californiana Riza Cruz, aspirante illustratrice, si è invece data da fare per realizzare ogni giorno, per 100 giorni, un robottino o comunque un “apparecchio” tecnologico immaginario costruito usando (tranne qualche rara eccezione) solo e soltanto carta, talvolta pure battezzando la sua creazione con un altisonante nome da automa oppure indicandone la fantascientifica funzione.

Ovviamente il pensiero va dritto come un razzo alle Macchine Inutili di Munari. Altrettanto ovviamente il paragone con una delle più grandi “teste creative” del Novecento (e non solo) non regge. Ma onore al merito alla giovane Cruz, che inizialmente voleva intraprendere la via dei 100 giorni disegnando robot con inchiostro e acquerelli ma poi si è messa in gioco con un materiale a lei poco familiare come la carta e con una dimensione in più — la terza — rispetto alle due a cui era abituata, riuscendo anche a migliorare, in fase di realizzazione, giorno dopo giorno.

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