Secondo il grande storico inglese Eric Hobsbawm il secolo appena passato è stato un Secolo breve, conclusosi con quasi dieci anni di anticipo rispetto al calendario, nel 1991, con la caduta definitiva dell’Unione Sovietica, e iniziato in ritardo, nel 1914, con la fine dell’Età degli Imperi e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. La Grande Guerra, il primo vero evento bellico globale, non ridisegnò soltanto le mappe politiche dell’epoca ma, grazie anche allo sviluppo delle comunicazioni, ne accelerò la globalizzazione. Non solo economica, anche culturale.
Non è un caso, dunque, che il grande architetto Rem Koolhaas, curatore dell’ultima Mostra Internazionale di Architettura alla Biennale di Venezia, abbia identificato proprio il 1914 come l’inizio della perdita di identità nazionale dell’architettura a favore di un’architettura globalizzata, invitando i padiglioni dei vari Paesi partecipanti a lavorare su questo tema con un brief intitolato Absorbing Modernity: 1914 to 2014.

Ma al di là dell’architettura, lo stesso soggetto potrebbe essere applicato anche ad altre discipline? Alison Moloney, curatrice e ricercatrice del London College of Fashion ha provato a immaginare il 1914 come data significativa anche per il mondo della moda, al contempo lanciando una sfida alle pratiche curatoriali del settore, chiedendo a quattro curatori diversi di lavorare con altrettanti registi su questo tema, gettando un punto di vista inedito su un periodo che nel settore moda solitamente viene studiato poco o comunque non a livelli comparabili con lo stile e il costume dagli anni ’20/’30 in avanti.
Il risultato? Quattro “fashion film” che andranno in tour tra i festival cinematografici dedicati ai “film sulla moda” ma che verranno presentati in anteprima il 6 novembre su Showstudio, piattaforma online dedicata proprio ai fashion film.
Lo stesso giorno del lancio il progetto 1914 Now sarà protagonista anche di un’installazione presso Spazio Punch, a Venezia, che con la mostra inaugura la sua nuova stagione espositiva.

I film: Amy de la Haye (curatrice) + Katerina Athanasopoulou (regista) raccontano la storia di un abito da tè in The violet hour .
Judith Clark (curatrice) + James Norton (regista) sono partiti da un futurista come Balla e dal suo Manifesto del Vestito Antineutrale;
Walter Van Beirendonck (fashion designer e curatore) + Bart Hess (regista) usano un elmetto per parlare di politica e razzismo in Crossed Crocodiles Growl.
Kaat Debo (curatrice) + Marie Schuller (regista) ruota attorno a un capo commissionato a partire da un lavoro all’uncineto dei primo del ‘900 esposto al Museo della Moda di Anversa, ridisegnato da un architetto e da una fashion designer e stampato poi in 3D.
QUANDO: 7 novembre — 14 dicembre 2014
OPENING: 6 novembre | 18,30
DOVE: Spazio Punch | Giudecca 800/o, Venezia | mappa | facebook






