Mi hanno mandato un kit per andare ai festival estivi, senza sapere che in realtà io ho 65 anni
Penfield, marchio americano fondato nel 1975 nel Massachusetts e da allora tra i migliori al mondo in fatto di abbigliamento e accessori da outdoor, immaginando che il mio spirito giovanile fosse ben più sviluppato di quanto non sia in realtà, mi ha spedito in omaggio un “kit da festival”.
Tenda dalle stampe tropicali per calde serate di coppia; cappello da pescatore abbinato; due borracce in metallo per rinfrescarsi dopo notti alcoliche o da riempire segretamente col proprio drink d’elezione in modo da mantenerlo fresco sotto a un sole battente e un’aria umida di sudore, ormoni, droghe lecite e illecite; un telo per stendersi sull’erba o asciugarsi dopo seminude docce in pubblico.
Ma io sono vecchio dentro, e nonostante un rinnovato desiderio di solitarie esperienze alla ricerca di me stesso, coadiuvato da opportuni agenti esterni, credo che di festival, quest’estate, come quasi tutte quelle degli ultimi anni, non ne vedrò né vivrò mezzo, scegliendo piuttosto un asociale ritirata in campagna, col telefono rigorosamente spento, a godermi con entusiasmo il nulla più totale, interrotto soltanto da sporadiche battaglie tra gatti, cene ipercaloriche tra parenti che tutto il resto dell’anno se ne stanno lontani, qualche molesta puntura di vespe e zanzare, stelle cadenti a tagliare il cielo in nottate col naso all’insù, soporifere partite a carte di cui tener traccia su foglietti volanti pieni di appunti per futuri progetti che solo nel nullafacere agostano sembrano uscirsene a fiotti dalla mia testolina altrimenti straripante di mail da leggere, social scocciatori sempre connessi e senza una vita vera a cui rispondere, eventi da segnalare, inviti ad aperitivi con “bella gente” da declinare, gente che scrive o telefona per chiedere quella piccola e rassicurante dose di conferme (sincere o meno, non importa loro poi molto) a “un proprio simile”.
Quella tenda sarà invece il rifugio estivo di due esploratori, mia figlia e io. Quelle borracce ci disseteranno dopo lunghe passeggiate alla ricerca dei sassi più belli
La verità è che credo di avere almeno 65 anni, trenta dei quali vissuti tra i 17 e i 23, quando tutte le cazzate giovanili possibili e immaginabili le ho fatte, me lo sono godute, in qualche caso ci ho quasi lasciato le penne, e ora sono lì archiviate in un pazzo, pazzo pezzetto di cervello che di tanto in tanto chiede un “richiamino” di follia non programmata.
Quindi il “kit da festival” di Penfield ho deciso di utilizzarlo in un altro modo: quella tenda sarà il rifugio estivo di due esploratori, mia figlia e io.
Quelle borracce ci disseteranno dopo lunghe passeggiate alla ricerca dei sassi più belli, delle foglie dalle forme strane, dei gusci di lumaca.
Quel cappello da pescatore se lo infilerà lei — pure se sulla sua testolina sembra enorme — quando staremo sotto al sole a pescare i profumi dell’estate.
Quel telo ci accoglierà nei momenti in cui, con qualche strappo alla regola, la farò stare alzata fino a tardi a guardar le stelle, portandomi dietro il mio atlante del cielo di quando da ragazzino volevo fare l’astronomo.
Il cappello se lo infilerà lei quando saremo sotto al sole a pescare i profumi dell’estate. E il telo ci accoglierà quando staremo alzati fino a tardi a guardar le stelle
E al kit ho già aggiunto un coltellino svizzero da bimbi, con la punta arrotondata e il cavatappi e il seghetto e la pinzetta e lo stuzzicadenti, per sbucciar rametti e inciderci i nostri nomi.
E un bel quaderno, per disegnarci sopra con tanti pennarelli colorati le storie vere o solo immaginate che vivremo.
E poi una bussola, per poter tornare a casa quando arriverà quel brivido di nostalgia per la mamma, che è sempre la mamma, sia per me che per lei.

coltellino: Victorinox
bussola: senza marchio
quaderno: pezzo unico di libreria Scripta Manent, Roma
colori: Crayola