Pastello: Draw Act

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«Stavo caricando dell’immondizia nel camion quando ho trovato questo cartello stradale. Stavo per buttarlo, ma poi ho sentito che era davvero leggero. Ehi, ho pensato, sarebbe fantastico per spalare la neve, d’inverno. Ci davano dei badili del cazzo, totalmente inutili, quindi ho deciso di fabbricarmene uno per conto mio. Ho segato due angoli, oppure li ho spezzati e ho piegato il terzo. L’ho forato, ho inchiodato un angolo su se stesso per rinforzarlo e ci ho infilato il manico. Ed ecco fatto il badile, è così che lavora il vero operaio».

Parola di un ex-netturbino russo che racconta la sua creazione, un badile realizzato con un segnale stradale. Uno dei tanti esempi di design del popolo dell’epoca sovietica: attrezzi, oggetti per la casa utili o futili creati con niente o poco più, frutto del puro e semplice ingegno, raccolti dall’artista e collezionista russo Vladimir Archipov in un piccolo capolavoro editoriale pubblicato in Italia qualche anno fa da ISBN sotto il titolo, appunto, di Design del Popolo.

È così che lavora il vero operaio, dice l’ex-netturbino, ma è anche così che lavora il bambino e che dovrebbe saper lavorare il designer: arrangiandosi, partendo dal poco o dal nulla, per scelta, quando non per necessità. Ed è questo il tipo d’approccio di Mathery, lo studio di design fondato da Matteo Sangalli ed Erika Zorzi che oggi, appena 25enni, hanno già alle spalle una serie incredibile di progetti e sono stati più volte consacrati da stampa e webzine di settore come tra i più interessanti giovani designer del panorama italiano e non solo.

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Di Matteo ed Erika — che si sono conosciuti alla Naba di Milano nel 2009 — abbiamo già parlato tante volte qui su Frizzifrizzi: dai loro primi esperimenti quotidiani di design povero fino agli accessori per la casa con la buccia, passando per i tavolini per innamorati.

Oggi i due di Mathery vivono in Australia. Qui, un paio di settimane fa, su commissione della prestigiosa National Gallery of Victoria, hanno allestito uno splendido, visionario, ironico progetto pensato per i bambini: per incoraggiarli al disegno, per rivoluzionare la loro idea di arte.

Il progetto, intitolato Pastello: Draw Act, è stato realizzato praticamente con nulla, partendo dai classici pastelli a cera. Quella stessa cera, se scaldata, diventa liquida e quindi può prendere qualsiasi forma. E in mano a un bambino ribaltare il gesto stesso del disegnare, per trasformarlo in qualcosa di più profondo, attivo, coinvolgente.

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«Gli spazi per bambini canonici sono spesso: prendi il pastello, questo è il foglio, fai l’artista», mi raccontano Erika e Matteo. «Noi abbiamo deciso di spostare l’attenzione più che sullo stesso risultato del disegno sul vero e proprio atto».
Ed ecco quindi uno spazio totale dove attraverso semplicissimi quanto geniali “attrezzi” i bambini possono scrivere con la testa, coi piedi, far girare dei pendoli, far ruotare sfere e buttarle in una specie di pozzo.

E forse Erika e Matteo si ricordano quando da bambini genitori o maestre li hanno sgridati quando giocavano con le posate (grande classico) visto che hanno deciso pure di «pucciare» — uso il loro milanesissimo termine perché rende bene l’idea — le posate nella cera liquida per trasformare anche quelle in pastelli!

E chi l’ha detto poi che si può disegnare solo sulla carta? Perché non disegnare con la carta, grazie delle grosse semisfere in cera da 6km innestate in tutta una serie di sculture, da sfregare coi fogli, capovolgendo l’atto stesso del disegno.
Ennesimo esempio del “facinoroso” talento di Erika e Matteo, che in soli tre mesi hanno realizzato e allestito in quel di Melbourne questa fantastica stanza all’interno del museo, per la gioia del direttore, Tony Ellwood, che ha dichiarato: «Siamo fortunati che questi talentuosi designer italiano abbiano scelto di stare a Melbourne; la National Gallery of Victoria e la città beneficeranno della loro estetica unica e del loro approccio idiosincratico al processo di progettazione».

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