Issues | Dog-Ear

Abbiamo visto riviste stampate su t-shirts e riviste da appendere al muro, riviste in stereovisione e riviste da appiccicare, riviste con cui impacchettare regali e una miriade di poster-magazine (a memoria d’uomo, e in questo caso l’uomo sono io, il primo esempio è stato un progetto made in Italy come Stirato, i cui fondatori ho l’onore di avere tra gli amici-di-mouse più cari). Per quanto non ne so potrebbero esserci pure riviste su carta igienica o scritte con lo spray sui tetti delle case e visibili solo dal satellite e mi ricordo—ma non sono riuscito a ritrovare il link—pure di una rivista diffusa, sparsa cioè, un foglio di qua ed uno di là, dentro ad altre riviste.

Tutti esempi di come non è sempre il formato a dover essere funzionale al contenuti. Talvolta capita l’esatto contrario: prima nasce la forma, poi si pensa come riempirla.
Che è anche il caso di Dog-Ear, il primo magazine in formato segnalibro.
Si tratta di un free-press inglese che si basa sui contributi inviati dal web, tra illustrazioni, poesie e mini-racconti. Una volta ricevuti i materiali per realizzare un nuovo numero, il segnalibro va in stampa e finora, senza alcuna periodicità prefissata, ne sono usciti quattro.

Dog-Ear può già vantare due edizioni internazionali, una tedesca ed una sud-africana. Stesso formato ma nomi differenti: Esels-ohr e Varkoor, rispettivamente orecchio d’asino e orecchio di porco. Pare infatti che la famosa orecchia che si fa sulle pagine del libro, per ogni paese abbia un diverso animale ad indicarla ed oltre a quella di cane britannica e ai due già citati orecchio d’asino e orecchio di porco ce ne siano altri (in Francia ad esempio si chiama corne, corno; in Polonia ecco di nuovo orecchio d’asino). Noi dobbiamo accontentarci di non aver bestioline ad indicare il concetto ma nulla vieta a qualche bravo lettore di contattare i ragazzi di Dog-Ear per proporre una versione italiana: L’Orecchia (o un più colorito La Recchia).

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