How can design recharge our city? | XXX Berlin

Un loft semi-nascosto negli spazi di una vecchia fabbrica. Ci si arriva infilandosi sotto a un arco e sbucando in un cortile interno che si affaccia su un struttura inequivocabilmente industriale e che ha l’aria di essere il posto perfetto per un rave. Siamo alla terza tappa del nostro tour di Berlino sopra ad una smart ebike: dopo il palazzo multifunzione e dopo l’ex-ospedale multifunzione arriviamo – indovina un po’ – in un altro spazio multifunzione.

Pare che a Berlino non ci sia niente che abbia un solo ed unico uso. Pure se vai a casa di qualcuno – mi raccontano – non è detto che sia solo una casa. Potrebbe essere un ristorante, un b&b, un barbiere, una galleria d’arte, un negozio di bici, una location per servizi di moda… Più stanze ci sono più è alto il numero di potenziali attività commerciali o culturali che gli inquilini possono portare avanti a pochi passi da dove dormono e si fanno la doccia la mattina (sempre che qualcuno non abbia avuto l’idea di fare pure un bagno pubblico o un cosiddetto “albergo diurno” a casa propria).

Lasciate le bici sotto all’arco d’ingresso (dopo tutta una serie di minacce metereologiche “finalmente” piove a dirotto) saliamo tutta una serie di stretti scalini che si aprono su un open-space che è esattamente come – quando da ragazzino o post-ragazzino leggevi gli entusiastici servizi sulle meraviglie berlinesi su D di Repubblica – immaginavi che fosse il tipico open-space.
XXX Berlin è uno stupendo stereotipo. Grandi e luminose finestre. Muri a mattoncini imbiancati e un po’ scrostati, tubi a vista, fili a vista, atmosfera avant-garde e gente avant-garde vestita avant-garde che s’aggira immersa in una colonna sonora witch-house tra oggetti, abiti e mobili avant-garde che s’appoggiano, s’arrampicano, scivolano, penzolano un po’ ovunque in quello che è principalmente un negozio ma che ha pure uno spazio dove bere e mangiare e mini-appartamenti in affitto, al momento occupati soprattutto da artisti.

In quanto stereotipo lo spazio è perfetto, di quelli che danno energia cinetica alle rotelle che hai in testa e ti fanno immaginare cosa potresti farci tu in posto del genere.
Seduto al tavolo davanti al tipico caffè-brodaglia tedesco, fumando una sigaretta (meraviglia dei negozi in casa) davanti a riviste che pendono dal soffitto, tazzine da caffè spaiate, bicchieroni di centrifugati bio, piantine un po’ ovunque, qualcuno che nella cucina lì dietro taglia verdure ed interrompe di tanto in tanto con colpi di frullatore la rilassatissima atmosfera che si è creata, con noi che aspettiamo che lo scroscio di pioggia si sposti da qualche altra parte e quelli di XXX che di volta in volta cambiano veste e da camerieri diventano cuochi, poi commercianti poi amici seduti a chiacchierare.

Alla fine arriva il sole, che immerge la stanza di una luce dalla tipica tonalità “nordica”. Sembra di stare dentro ad un filtro di Instagram.
I raggi che sfondano i nuvoloni grigi vanno a colpire le finestre di fronte, un piano più giù, dove in un altro enorme open-space un gruppo di gente in kimono si allena in qualche arte marziale sopra ad un parquet. I movimenti fluidi, i colori, l’atmosfera: sembra un balletto. E in testa s’insinua un’idea: la Berlino bohème, nella sua versione contemporanea, dà l’idea di una rappresentazione o meglio di un’improvvisazione teatrale, dove la naturalezza si muove dentro a confini programmati, con qualche invisibile regista che continua a suggerire agli attori: riempite gli spazi, riempite gli spazi.

Appena usciti uno dei miei compagni di viaggio si avvicina e mi dice a bassa voce: «ma lo sai quanto pagano d’affitto?».
Il posto è grande, sui 400mq ed immagino cifre comunque relativamente importanti, pur trattandosi di una città dove gli affitti sono ridicoli rispetto ai nostri.
Mi dice la cifra.
«Wow» faccio io.
«Già… wow» dice lui, che abita in zona ed è convinto che Kreuzberg si stia imborghesendo troppo: è sorpreso tanto quanto me, ma per una ragione opposta alla mia.

Le puntate precedenti:
Berlino in sella ad una smart ebike
The WYE e Konzept86
Kunstraum Kreuzberg

For english speaking people: here is a post about XXX on Bettery Magazine, written by Costas Voyatzis

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