Inside-Outside: Zacapa Room

Mia madre è sempre stata una buona dispensatrice di consigli. Uno di quelli ricorrenti era “non bere troppo”. Fosse per lei, tutti dovrebbero bere solo acqua. Solo con il passare degli anni ho capito il vero significato della bottiglia di Rum riposto nella credenza. Diceva che era per fare bella figura: alla fine se la sono bevuta i tarli. Immaginate l’espressione che ha fatto quando gli ho detto che andavo alla Zacapa Room: a momenti faceva il segno della croce.

Lascio il frastuono di Roma per entrare nella Zacapa Room (ne abbiamo già parlato qui). Ambiente total black con dettagli oro che neanche una gioielleria del centro, hostess alte 3 metri che spalancano i loro sorrisi e camerieri che reggono vassoi pieni di rum. Va tutto bene… siamo solo all’inizio.

Dopo un paio di giri di Zacapa 23,  assaggi di cioccolato Venchi e un vassoio di tartine al salmone, le gentilissime e altissime hostess ci accompagnano nella sala dedicata alle degustazioni. Con la mente torno alle gite scolastiche e alle maestre che urlavano per fatti mettere seduto. Tutto sparisce quando in sala compare Lorena Vàsquez, la Maestra Mezcladora e responsabile della produzione di Zacapa. Quanto avrei voluto avere una maestra che dopo averti interrogato, ti versava un bicchierino di rum. Lorena, un’elegante signora formata mignon, introduce a noi scolaretti la storia di Rum Zacapa. Processi lavorativi dove si intrecciano autenticità e devozione. Il solo succo concentrato della canna da zucchero, miel vigen, che conferisce un’eccezionale rotondità e morbidezza. Infine la Casa sopra le nuvole: un luogo situato a 2.333 metri sopra il livello del mare, definito un piccolo centro d’invecchiamento (tranquilli non è un ospizio), dove il clima fresco consente uno scambio di aromi fra il rum e il legno delle botti…

… che rilasciano note di bourbon, sherry e vini Pedro Ximénez. Così Lorena ci mette sull’attenti e bicchiere alla mano, tutti a bere Zacapa XO, detto anche il “cognac dei rum”. La maestra dice che dentro troveremo (giuro che me le sono segnato): cioccolato, frutti di bosco, mandorle, vaniglia, noce moscata, caramello, note di legno e nocciole tostate. Meglio di un cesto natalizio, eppure è tutto nel rum che ho appena finito di bere.

Altro giro, altra corsa. Il bicchiere ormai piange e dopo qualche minuto è di nuovo pieno perché entra in scena lo Chef Loretta Fanella. In combo con la maestra Lorena, ha creato un dessert per accompagnare Zacapa XO, il rum più prezioso della gamma. Il mio tavolo sembra un banchetto nuziale: bicchieri vuoti e pieni di rum, e un piatto pieno di colore e di cose buone che vorresti mangiare in un nanosecondo. Di nuovo tutti sull’attenti ad ascoltare Loretta che parla attentissimamente del dessert: forchetta alla mano attendiamo che finisca di parlare per lo sprint finale. Il viola della viola è il nome di questa suggestiva creazione: un muffin al cioccolato bianco e mirtilli aromatizzato alla violetta, accompagnato da un cremoso al mirtillo, mirtillo fresco, yogurt e violetta cristallizata, un toffee al mirtillo profumato al rum Zacapa e foglioline di menta. Una vera botta di vita, ma il silenzio regna in sala. Dopo il rum e il dolce vedo occhi che guardano il vuoto. Facce sorridenti che non emettono suoni. Non so dove ho trovato la forza, ma riesco ad alzarmi in piedi per un applauso che neanche agli Oscar. Per fortuna che gli altri mi sono venuti dietro: forse li avrò svegliati.

Dopo l’esperienza della Zacapa Room è veramente difficile tornare a casa. Al massimo puoi andare a qualche associazione di alcolisti anonimi. Per un attimo ti sembra di camminare sulle nuvole. L’attimo successivo lo passi a ricordare quanto rum hai degustato. Mani in tasca al trench e trovi un omaggio della casa: una piccola bottiglia di Zacapa 23. Tempo 2 minuti e il cielo sopra Roma è più stellato che mai.

P.S.
il dolce era veramente buono!

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