7am | Simone Santilli

7 opere e 7 domande, alle 7 di mattina, a fotografi che si svegliano presto o non sono ancora andati a dormire.
Oggi è la volta di Simone Santilli.

Ciao Simone, quanti anni hai e di dove sei? Da quanto scatti foto?
[sbadiglio] 24 anni ancora per poco, sono di Portogruaro, una cittadina in provincia di Venezia, al confine con il Friuli Venezia Giulia. Scatto più o meno da quando sono ragazzino, ma dal premere un pulsante al fare una fotografia il passo è un po’ più lungo della gamba…

La tua attrezzatura?
Canon EOS 5 D con 28-135 e 70-200, filtri ND e polarizzatori.
Una vecchia Minolta reflex con 50mm, 20mm, 35mm.
Due polaroids, e un pratico e leggero Sinar F-1 con 90mm e grandangolo 60mm attrezzato con filtro degradante.

Cosa fai quando non fai foto?
Postproduco gli scatti, pianifico nuovi lavori, leggo… Trascorro molto tempo ad annotare cosa fotografare e a parlare di cosa vorrei fare con altre persone. Confrontarsi è sempre una boccata d’aria, soprattutto quando a metà di un progetto capita di rimanere senza spinta e si è sul punto di mollare tutto. Poi, per carità, ci sono le mostre, le conferenze, l’università, i concerti… Le migliori idee in effetti sono nate nei contesti più strani, ad esempio seduti a un tavolo di una baita curando dei funghi appena raccolti.

Descrivimi la tua stanza.
Un paio di librerie, un letto a castello, il mio sacco a pelo, un paio di materassi ammucchiati, poster vintage e una specie di comò con gli ultimi libri da leggere, tra cui una copia di “World without end” di Ken Follett, che sto tentando di leggere in lingua da 3 anni, ma che non trovo mai la voglia di concludere e mi segue come un’ombra.

La tua macchina fotografica pesa quanto…
Tanto, soprattutto il banco ottico. Di solito non viene mai in trasferta da sola, è sempre accompagnata da un solido cavalletto e dalle ottiche di ricambio, dalle schede di memoria, dallo scatto remoto, e tante altre cosette che riempiono uno zaino. Poi, diciamolo, non sono mai stato un campione di essenzialità e mi trovo a dover appendere la classica bottiglietta dell’acqua da qualche parte usando il cavalletto come supporto.

Se il tuo immaginario fosse un film? O un libro?
Il giorno che mi regaleranno (so già che non me la potrò permettere) una bella muscle car, sarò nel mio scenario. “Death Proof” di Tarantino. Se proprio vogliamo sostituiamo alla guida un plotone di storm troopers che inseguono Jedi in calze autoreggenti. Una specie di noir con tante macchine rombanti, ma senza l’ottusità di Fast and Furios.

Un fotografo/a che mi consigli di tener d’occhio?
Ci sono un sacco di realtà emergenti che trovo veramente folgoranti.
Chiamarli fotografi è forse un po’ riduttivo… lavorano con la fotografia, ma i loro orizzonti sono – fortunatamente – molto più ampi. Penso al collettivo Brave New Alps, agli Stalker, Richard Simpson, e via dicendo (ma se andassimo all’estero, ci sarebbe l’imbarazzo della scelta).

Un messaggio

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