A cavallo dell’era Take That, che pure non ho vissuto perché in quegli anni con la testa ero da tutt’altra parte, è iniziata l’era Backstreet Boys.
In fondo invidio un po’ chi in quel periodo, per privilegio d’anagrafe (e di genere), riempiva il diario di scritte colorate evocando i Nick e gli Howard, immaginandoseli nottetempo in contatto diretto ed esclusivo con la propria cameretta (bastava “accendere lo specchio” e lui poteva vederti mentre ti mettevi il pigiama; giusto il tempo di sussurrargli qualche banalità e spegnevi la luce, regalandolo con insolito altruismo a qualche coetanea ancora sveglia, ché lo squillo della buonanotte non sapevi ancora cosa fosse), appiccicando foto spiegazzate e duramente conquistate attraverso pellegrinaggi all’edicola e scaltri scambi con le amiche, copiando i testi delle canzoni con calma amanuense da Cioè, citando pillole di sarcasmo – mai del tutto afferrate – da Daria (se riuscivi a prendere MTV) e fantasticando sulla festa di fine anno (beata ingenuità).
Sembra un secolo fa. I sogni tecnologici non prevedevano ancora tablet e cellulari di ultima generazione ma ben più semplici lettori cd portatili o al limite un telecomando per ammutolire magicamente fratelligenitorinonni.
Era un secolo fa. Pre-reality, pre-pornoquandovuoi, soprattutto pre-11 settembre, che più o meno coincise con la fine di quel regno incantato.
Ma grazie a questo sito puoi illuderti almeno per un momento e pensare che non proprio tutto se n’è andato. Che nessuno ha premuto stop ma soltanto pausa e un’intera epoca è ancora lì per te – colonne sonore da scaricare comprese – basta ricordare dov’eri rimasta e premere play.