Ripassa di qua quando avrai un’ora e mezza o poco più di tempo libero.
Fai in modo di (ri)trovarlo, il post e il tempo, perché se ti ricordi dov’eri e cos’hai fatto negli anni ’90 questo è un video che ti riempirà di un’energia che non ti ricordavi più di avere, che ti farà scendere cascate di nostalgia da quel fiumiciattolo nebbioso che scorre nell’area del cervello deputata alla memoria, giù fin dentro il petto, e da lì partiranno ondate di pelle d’oca, sentirai l’alta marea dei ricordi e l’accompagnerai con il piedino a battere il tempo e la testa ad annuire.
Probabilmente, come me, il tuo 1991 non te lo ricorderai come quello del video. Qui in Italia, anche se avevi l’età, o eri un fortunato alieno iper-informato nonostante non ci fosse ancora internet oppure dovevi aspettare: le mode e le notizie non viaggiavano ancora a 10Mbit ma andavano praticamente a piedi.
Quando questo documentario uscì, nel 1992, io avevo 13 anni ed ero in piena Draculamania, leggevo Poe, Stoker e Lovecraft, il mio comodino era pieno dei tascabili Millelire della Newton, avevo il mio primo lettore cd portatile e l’Italia era in piena Tangentopoli, la Lega Nord era appena nata, nel paesino dove vivevo c’era un (1) leghista, e mio padre stava ancora cercando di assimilare la svolta della Bolognina.
Nirvana e Sonic Youth li avrei scoperti solo un paio d’anni più tardi (giusto in tempo per vedere Cobain suonare live dalla Dandini), questo documentario ancora più tardi, quando l’anno di grazia 1991, “the year punk broke”, era ormai stato digerito, smembrato, dissolto, lasciando un’ombra di innocenza perduta e un muro del suono di cui si sente l’eco ancora oggi.
Tra interviste fai da te, videocamere sporche e mani poco ferme (tutti elementi che oggi vengono ricreati ad hoc per solleticare la nostalgia), il video è diretto da David Markey, con pezzi dal vivo di Nirvana, Sonic Youth, Mudhoney, Ramones, Babes in Toyland e Dinosaur Jr., tutti registrati durante un tour europeo che… beato chi c’era.