Wheelly: homeless design

Wheelly

Ci sono mail di segnalazione che quando arrivano non ti fanno accendere nemmeno un neurone – vuoi per la mail stessa, vuoi per il prodotto o quello che c’è dietro – ed altre che invece, nel bene o nel male, iniziano a farti rimuginare e quasi ti sembra di sentire il rumore delle rotelle che girano e girano dentro alla testa.

Wheelly fa parte di questa seconda categoria. Si tratta di un progetto di un paio di anni fa ma che i ragazzi di Zo_Loft, gruppo di giovani designers ed architetti italiani, hanno iniziato a pubblicizzare da pochi giorni (ed infatti ne ho sentito parlare solo recentemente qui e qui) soprattutto perché stanno cercando un’azienda che abbia voglia di mettere in produzione la loro idea.

Wheelly è una rivoluzionaria soluzione dedicata ai senzatetto: una casa mobile che grazie ad una ruota gigante può essere portata in giro comodamente e, una volta aperta, diventa letto e/o portaoggetti offrendo così agli homeless un comodo riparo sempre a portata di mano.
E per venire incontro a tutti (soprattutto pensando a quelli che poi dovrebbero essere i fruitori di Wheelly) i prezzi potranno essere abbattuti stampando ai due lati della ruota delle pubblicità, trasformando così i senzatetto in réclame ambulanti.

E proprio qui sta il nodo della questione.
Abitando in una città, Bologna, che attira i barboni (per usare un’espressione meno buonista) come una calamita, da un lato – quello cinico e pragmatico – non mi dispiacerebbe vedere questi vermoni colorati dal sapore vagamente gibsoniano al posto dei cartoni e delle buste di plastica.
Ma l’altra parte di me – quella decisamente più anarcoide che ogni tanto spunta fuori – già si agita pensando all’ipocrisia di realizzare una casa chic per i senzatetto, come titola la Stampa.

Posto il fatto che quello degli homeless sia un problema da risolvere, farlo in questo modo mi sembra una soluzione da designer, ideata da lontano e gettata in strada dall’alto, con l’approccio di chi lavora dietro ad una scrivania piuttosto che studiare le cose sul campo, come fanno invece gli antropologi.

E se magari nei pragmaticissimi paesi nord europei un progetto come Wheelly potrebbe rappresentare una soluzione, forse anche con ausili legislativi (tu, barbone che non hai Wheelly, vai in galera), qui in Italia non ce li vedo proprio i senzatetto andare in giro con appresso le loro case portatili, colorate e sponsorizzate (signora, ha qualche spicciolo? E mentre li cerca nel portafogli, dia un’occhiata al logo Pepsi sulla mia casetta!).

co-fondatore e direttore
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  1. Credo che i Designer che hanno affrontato questo progetto, non lo abbiano fatto puramente con l’intento nobile di risolvere una problematica sociale. Io mi metto nei loro passi.
    Premettendo che di solito persone come i designer sono persone che amano il Bello, sono abitanti di una città infestata da questo fenomeno mal sano, che procura un bel “pugno nell’occhio” che rovinano, con i loro cartoni e buste di plastica, la loro città.
    Stanno passeggiando scavalcando e facenfo “slalon gigante” fra i senzacasa, a uno di loro fà una domanda ai suoi amici: -ma è possibile non poter creare qualcosa che risolvi questo problema? – e incominciano a partire idee, discussioni e poi prende forma un PROGETTO. Spesso la Creati_VITA arriva quando meno ce l’ho aspettiamo, e loro sono DESIGNER sono, non sono persone che devono studiare un fenomeno sociale e cercare di risolverlo. Loro hanno buttato un’idea, verso a un pubblico povero, e gli hanno dato una possibile soluzione commerciale (farsi sponsorizzare), hanno risposto alla domanda di un loro amico, proponendo un’alternativa al cartone e buste di plastica e gli hanno dato qualcosa di più belllo e efficace dei materiali usati tutt’oggi dai senzatetto.

    Credo che sia geniale, e se fossi in loro, il progetto lo invierei proprio a quei politici che dovrebbero VERAMENTE risolvere questo fenomeno sociale.

    PS: scusate se sono stato lungo :P … :)

  2. Una casa mobile per i senzatetto è un’idea che circola da parecchio tempo e ho visto molte soluzioni di designers, più o meno comode.
    Il problema è che spesso i barbons non sono poi così gestibili da questo punto di vista.
    Basti vedere alle mense dei poveri che vengono per mangiare e dopo 5 minuti trovi il cibo sparso nei dintorni. Siamo sicuri che siano davvero poveri? Che abbiano davvero bisogno/voglia di una casa? Boh.

  3. Citando MyIdeaS “non sono persone che devono studiare un fenomeno sociale e cercare di risolverlo.”

    Io penso esattamente questo, invece, di un designer. Non cercare di risolvere IL fenomeno sociale, ma studiarlo per poter progettare qualcosa di veramente utile e fruibile da esso.

  4. Non diciamo baggianate, questo genere di progetti sono ruffiani “attention catcher” che dimostra il fatto che probabilmente al mondo ci sono più designer di quanto ce ne sia davvero bisogno. La condizione del barbone non è “solo” causata dalla indigenza economica ma anche da quadri psicologici complessi. Aiutare un barbone non consiste solo nel dargli cibo e tetto ma restituire o ricostruire la loro dignità di persone (cosa molto più difficile). Proposte come questa (ed altre) sono appunto lasciate cadere d’allto da “designer” snob e autoreferrenziali. Possono essere interessanti esercizi di stile ma sono totalmente privi di anima e nella pratica irrealizzabili (perché non riscaldiamo le panchine allora, o rendiamo sofficii pavimenti delle stazioni?).

  5. Credo che il problema dei senza tetto o chiamateli come volete, sia un “non problema” dalle ragioni ben piu’ profonde e complesse, a mio avviso difficilmente risolvibile e comunque non in questo modo. Concordo con Dispari quando dice che si tratta di un interessante esercizio di stile, anzi a me come oggetto piace, anche se probabilmente lo avrei dedicato ad un pubblico decisamente piu’ facile. Credo anche che sia un errore rinchiudere i designer all’interno di un ruolo semplicemente connesso al Bello. In italia li chiamano progettisti, e in teoria durante gli anni di studio e dopo, durante l’inevitabile gavetta, cio’ che si tende ad insegnare loro è che ogni progetto deve rispondere a precise problematiche, che siano esse funzionali, spaziali, strutturali e anche estetiche, certo. Ma un’architettura o un oggetto bello, se non funzionano, valgono a mio avviso poco. Questo secondo me, ma è un giudizio altamente soggettivo, funziona ed è una bella idea, ma trovo un po’ triste che sia destinato a risolvere un “problema” sociale attraverso la pubblicità. Per non parlare poi che i “senza tetto” non trovo siano un problema reale; si tratta di degrado visivo, certo, che inevitabilmente in un panorama un po’ “decadente” come quello di alcune zone di Bologna, la mia città, non fa che enfatizzare il senso di scarsa sicurezza che molti provano. In questo senso credo sia molto piu’ fastidiosa e odiosa la mania di imbrattare i muri delle vie del centro senza alcun rispetto della cosa pubblica. Esiste un libro molto bello a mio avviso, in grado di affrontare bene questi temi in modo semplice e scorrevole. Si chiama “Paure in città – strategie ed illusioni delle politiche per la sicurezza urbana” a cura di Giandomenico Amendola. Io l’ho letto anni fa quando diedi all’università l’esame di sociologia e mi fece riflettere su molte questioni connesse proprio al degrado urbano e alle connessioni con l’insicurezza percepita. Qui ho divagato, e me ne scuso, ma mi interessa l’argomento che trovo attuale ma difficilissimo e impossibile da risolvere in questo modo…ridurre i Barboni a macchine pubblicitarie inevitabilmente volontarie mi sembra una gran tristezza…tutto qui.

  6. Un’unica cosa, indipendentemente se il progetto sia utile o meno, sia “bello” o “brutto”, sia fruibile o infruibile e così via….se non sapete di cosa si occupa un designer prima di dire bagianate andatevi ad informare….chissà, magari il designer,contrariamente a quanto avete detto, si occupa proprio di antropologia, tra le altre cose…oppure chissà, magari questo fantomatico MyIdeaS non ha affatto idea di che cosa significhino i termini “progettare” e “creatività” eprobabilmente non sa nemmeno la differenza tra styling,moda e design….beata ignoranza, eh! (anche se detto onestamente forse se la gente ha un’idea sbagliata del design,oltre ad un problema di disinformazione, è anche a causa di alcuni progettisti che non hanno ben inteso quale sia il loro mestiere…

  7. Zo-loft Architecture & Design ha il piacere di informarvi
    che dal 18 al 22 aprile sarà presente al Well-tech Award
    09 con Wheelly, il modulo abitativo portatile per
    senzatetto. L’evento si terrà a Milano presso il Palazzo
    Isimbardi – Cortile d’onore, c.so Monforte 35. Fiat, Magneti
    Marelli, Pininfarina Extra, Honeywell Tech. Solution e
    Philips, tra le aziende che insieme a Zo-loft saranno in
    mostra e in lizza per il Well-tech Award 09.

    La cerimonia di premiazione è fissata per il 22 aprile
    alle ore 18. Seguirà la presentazione alla stampa in Sala
    Affreschi.

    Per ulteriori informazioni contattateci all’indirizzo mail:
    [email protected]
    Link al video del progetto in mostra:
    http://www.youtube.com/watch?v=D_zXUny0TB4

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