Un bell’esempio di come funziona la rete.
Tempo fa avevo parlato di Face Your Pockets [leggi l’articolo], ovvero niente più che una simpatica iniziativa nata nello stesso modo in cui nascono le idee strampalate che di solito non portano da nessuna parte.
Il sito non chiede altro che svuotare le tasche e/o la borsa, mettere il contenuto sopra uno scanner e poi posizionarci pure la vostra faccia. L’ennesima trovata che potrebbe nascere lì e finire lì.
Poi succede qualcosa: la selezione naturale (in questo caso i blog che ne parlano e i lettori che cliccano) può far del nulla un successo. Se l’idea coinvolge chi sta dall’altra parte dello schermo, è semplice, fattibile, non comporta spese ed ha dentro di se una componente voyeuristica, allora il successo è più o meno assicurato e può nascerne un esperimento davvero interessante.
Ora scopro, divertito, che su Face your pocket iniziano a fiorire le prime forme d’arte. Composizioni semplici che ricordano i primi esperimenti dadaisti o surrealisti, ma che evidentemente funzionano perché la gente continua ad inserire la propria faccia e a mostrare al mondo cosa si porta in giro.
Come questo psicologo di Roma, Michele Pizzuti, con la sua pipa, la sua tessera del tennis club e i suoi baffi…