Viviamo in un era in cui i modelli, le cornici di rifermento, i cosiddetti paradigmi, cambiano al ritmo della scoperte, delle invenzioni, delle applicazioni della scienza e della tecnologia.
Si parla di “realtà aumentata”, di “internet delle cose”, di reti sociali immateriali, di oggetti che si possono scaricare dal web e materializzare direttamente sulla propria scrivania attraverso la stampa 3D, di maschere luminose e mutanti (il video mapping), di abiti capaci di cambiare colore in base all’ambiente circostante, di nuovi materiali “intelligenti”, di droni che ti consegnano a casa la pizza, e mentre stai leggendo, qualcuno, in qualche laboratorio, in uno scantinato o sullo schermo del proprio computer sta progettando l’ennesimo pezzetto di fantascienza da presentare sul mercato pochi mesi più tardi.
La stessa arte, oggi, almeno quella che prova a parlare dell’Uomo, sempre più è connessa con tecnologia e scienza ed è proprio di queste nuove traiettorie che parla HOLO, nuova rivista indipendente canadese nata in seno al Creative Applications Network, blog di altissimo livello.
Intervistando alcune tra le figure più importanti che lavorano in quella magica frontiera dove tecnologia, scienza, design e arte convivono e si intrecciano costantemente — coloro cioè che stanno scrivendo i nuovi paradigmi di cui si parlava in apertura, HOLO prova a fare il punto della situazione con uscite semestrali che offrono uno sguardo approfondito ma non troppo accademico.