© Cristian Parravicini

Il dessert va servito fresco

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La vicenda merdessert, piatto “concepito” dallo chef Alessandro Negrini come opera di arte contemporanea, svela la febbre da sovraesposizione di cui sta soffrendo il mondo dell’alta cucina. Comparso sulla versione on-line di Artribune a fine aprile, presentato da un testo critico/cervellotico che lo paragonava al lavoro di Piero Manzoni, il merdessert ha fatto parlare per un po’ il ristretto mondo dell’alta cucina. Il silenzio è calato quando ha cominciato a serpeggiare il dubbio che l’idea non fosse dello chef stellato ma del “foodwriter” che aveva firmato il pezzo su Artribune, il quale a sua volta l’aveva carpita ad un altro chef meno famoso. Che abbiamo incontrato in un locale a Brera. Ecco la storia.

Volume uno: il bar dei ragazzi (Milano, Brera)

Che fantastica giornata di pioggia! Che gioia la nuova skyline che vedi da Brera! Il grattacielo con quella lancia da Stargate in cima, come l’interno di una conchiglia allungato a forza, che colpaccio, e il logo Unicredit — il baffo della Nike messo al contrario, una creatività stupefacente! E l’altro grattacielo poi, il parallelepipedo di cristallo con la cima che sembra la piramide romboidale di Snefru, quella storta, gonfia sui lati, sul punto di crollare/scoppiare da un momento all’altro, che bellezza abbagliante!

Intanto al bar dei ragazzi entra lo Sberla, arriva il Pulci, c’è anche la Tina, si parla di scommesse, si cambiano fusti di birra, quella artigianale.
Tu sei sulla soglia di questo bar, aspetti qualcuno e fumi come un detective.
Alle 3 si presenta la “fonte”, Massimiliano Vanni, 38, chef (per lui: pullover in lana grossa color corda con allacciatura “doppiopetto”, maglietta nera, jeans).
Dovete parlare di dessert trafugati, confidenze telefoniche, idee sottratte.
Cose: investigative.

Vanni si prepara una sigaretta, ti guarda: «Ma te come hai fatto ‘accorgerti che l’idea era mia?»
«Dal post», rispondi.
Il post di Massimiliano Vanni era apparso nella pagina Facebook del foodwriter Carlo Spinelli, sotto la foto del piatto-dessert-opera in questione. Il tono sembrava calmo “Carlo Spinelli ti ricordi di quando ti parlai di questa idea io?”.
Eppure fremeva qualcosa lì sotto, un’irritazione inespressa. Nessuno aveva commentato. L’unica risposta era quella del foodwriter: “la merda porta buono”. Così evasiva, quasi strafottente. Ci hai pensato per giorni. Poi hai mandato un messaggio a Vanni.

Adesso è qui davanti a te, toscano, robusto e passionale, e racconta:
«Ero al telefono col giornalista»
«Foodwriter, ci tiene molto a specificare che non è giornalista»
«Gli spiego questa mia idea di piatto per un concorso di cui lui si occupava, Acqua di Chef»
«Quindi con l’acqua?»
«Sì con l’acqua. Volevo fare una cosa un un po’ provocatoria. L’idea mi era venuta passando davanti a un negozio di scherzi di carnevale, c’era un water in miniatura. Ho pensato al concetto di acqua che scorre».

merdessert_artribune

(intanto sono partiti — smoke on the water – i Deep Purple)

«Gli ho detto che volevo realizzare un piatto-wc, con mousse di cioccolato. Poi niente non s’è trovato il fotografo, niente anche il concorso».
«Quindi tra l’altro la tua idea non era quella di realizzare un’opera d’arte».
«Ma no! Certo che no! Era un’idea divertente, forse un po’ provocatoria, per un concorso fotografico di piatti. E adesso invece vedo questa cosa riproposta come opera d’arte da un altro chef. Con l’articolo su Artribune scritto da lui come giornalista!»
Foodwriter, dici tu, e per il nervoso fai quella cosa da degustatore, ossigeni il vino (Blauburgunder 2011 Erste & Neue) aspiri con le labbrucce increspate, mostrando gli incisivi, soffiando come un gatto.

«Forse però Negrini è in buona fede», butti lì.
«Cioè? L’idea è mia e lui si sente ‘n buonafede?»
«Potrebbe essere stato plagiato. Forse il foodwriter gli ha suggerito l’idea perché aveva bisogno di uno chef famoso che la realizzasse, l’ha evocata, ma gli ha fatto credere fosse sua, l’ha fatto sentire un artista».
(volevi citargli Armando Verdiglione, a proposito di “plagio”)
(una volta avevi davvero conosciuto Armando Verdiglione, a casa sua)
(la cosa che più ti aveva colpito di Verdiglione era l’enormità della sua testa)

E adesso tutta la cosa su internet! — sbotta. Come se neanche ti avesse sentito.
Si sta reincazzando talmente — a un certo punto hai pensato che tirasse un pugno direttamente a te, rovesciandoti addosso anche il calice vino (Blauburgunder Erste & Neue 2011 con sentori di piccola bacca rossa).

«Mi ero anche calmato in questi giorni. È la tua mail che mi ha fatto rimontare tutto».
Riflette. Guarda il calice di birra vuoto.
«Mi son sfogato con un amico oggi, coi messaggini».
I messaggini?
(tu, incredulo + )
Posso vedere?

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Volume due: i messaggini (chef in chat)

Hai un visto un florilegio toscaneggiante di messaggini fra Vanni e un suo collega in Florida.
Sì, molto vitale.
Vanni spiega che ha sentito il foodwriter al telefono, per chiedergli conto di questa cosa.
Qualcuno dà la colpa al fumo, pare.
Vanni si infuria, per via della scusa del fumo, in vernacolo toscano.
L’amico dice che si ricorda che Vanni gli aveva già parlato di tutta la vicenda (piatto-wc, concorso, proposta al foodwriter, idea realizzata da altro chef)
La conclusione finale è che la mer*** verrà fuori.

Volume tre: le mail (l’altra campana)

Tua mail a negrini:
Molto formale: “buongiorno” “…giornalista” “…un pezzo sul” “ho avuto modo di incontrare” “…la sua versione dei fatti” “convincente e logica” “la sua delusione palpabile” “…anche la tua opinione in merito”.
“Grazie per la collaborazione”.

Risposta Negrini
Le risponderà direttamente Carlo Spinelli! Buon lavoro

Tue riflessioni sulla risposta
Direttamente? Cioè? Quindi l’ha avuta lui l’idea?
(e il punto esclamativo, così liberatorio)
Forse si accorge di essere stato plagiato.
Alla fine.

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