Agli inizi del ‘900 nelle scuole giapponesi di arti e artigianato si iniziò a respirare un’aria differente. Grazie ai sempre maggiori rapporti con l’occidente, nelle aule arrivò l’influenza dei movimenti artistici europei: grazie a insegnanti che avevano avuto occasione di viaggiare nel Vecchio Continente, e ai libri che cominciavano a essere importati da fuori, studentesse e studenti ebbero i loro primi contatti con l’Art Nouveau, l’Art Déco, la Secessione Viennese, l’Arts and Crafts.
Fu così anche per Mizuki Heitaro, che si diplomò nel 1908 presso la Kyōto Craft High School (che nel 1949 si fuse con la Kyōto Sericulture Training School per dar vita all’odierno Kyōto Institute of Technology) ed ebbe, tra gli insegnanti, Tadashi Asai, pittore che prediligeva lo stile occidentale, e Goichi Takeda, architetto che aveva studiato in Europa e, quando tornò in patria, introdusse in Giappone gli stili che aveva incontrato nei suoi anni all’estero.
Tre anni dopo il diploma, Mizuki trovò lavoro nella medesima scuola in cui si era formato, diventando in seguito assistente professore. Vi rimase fino al 1920, per poi essere assunto presso la Marubeni, azienda che oggi è una multinazionale con migliaia di dipendenti attiva in molti settori, ma che all’epoca si occupava di commercio di tessuti.
Presso la Marubeni, Mizuki iniziò come consulente di progettazione presso la filiale di Osaka, in una fase aziendale in cui, al commercio, fu affiancata, appunto, anche l’attività di progettazione e produzione dei tessuti, principalmente per kimono venduti poi nei grandi magazzini giapponesi. Nel 1930, promosso a responsabile dello sviluppo del design, Mizuki Heitaro fu, insieme al suo collega Fukunishi Hirosato, l’anello di contatto tra la società e i molti artisti che con essa collaboravano, alcuni dei quali conosciuti già nel periodo della Kyōto Craft High School.
È proprio nel ’30 — nove anni prima della sua scomparsa — che Mizuki pubblicò il suo piccolo capolavoro.
Intitolato Portfolio di pattern astratti, si ispirava al Kaléidoscope: Ornements Abstraits, una raccolta di ornamenti in stile Art Déco firmata da Maurice Pillard Verneuil (a sua volta influenzato dall’arte giapponese) nel 1926.
Mizuki, tuttavia, non imitò pedissequamente lo stile del decoratore e illustratore francese. Trovò invece la propria strada, puntando sì su geometrie astratte (combinazioni di quadrati, triangoli, rettangoli e cerchi) e su abbinamenti cromatici fatti di contrasti e di largo uso dei complementari, ma costruendo i disegni a partire da rapporti matematici e da equazioni.
Il risultato è qualcosa di lontanissimo dalla produzione artistica e artigianale giapponese dell’epoca: una raccolta di pattern ultra-contemporanei che assomigliano a ciò che oggi è possibile ottenere con qualche software per creare composizioni di arte generativa.
Il libro, che fa parte della collezione della Rhode Island School of Design, si può scaricare gratuitamente qui, mentre le singole tavole si possono ammirare, e scaricare, sulla piattaforma Artvee.