Le Bellunesi: un nuovo mazzo di carte regionali per salvare i boschi dal bostrico

Un progetto, nato dalla collaborazione tra Dal Negro e l’agenzia AKQA, per finanziare la ricerca sul pericolosissimo parassita che minaccia le foreste di abete rosso nel Nord Italia

Scatenatasi tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre del 2018 su diversi paesi affacciati sul Mediterraneo, la cosiddetta tempesta Vaia è rimasta nella nostra memoria collettiva soprattutto per la scia di morte e distruzione che ha portato nel Nord-est, dove ha raggiunto la forza di un uragano, causando vittime, sfollati e miliardi di Euro di danni, e abbattendo un numero di alberi prima di allora mai registrato in epoca recente.
Si parla di oltre 14 milioni di piante sradicate (negli scatti e nei filmati del fotografo Michele Lapini, che è stato lì subito dopo la fine della tempesta e poi, di nuovo, un anno dopo, si può vedere la portata del disastro), soprattutto abete rosso.

A livello di ecosistema, si tratta di una “ferita” profonda. Lucio Susmel — professore di Ecologia forestale all’Università di Padova — l’ha definita una «sorta incidente sul lavoro della natura, incidente contro il quale le piante e gli animali, perfettamente integrati col mezzo fisico nella struttura ecosistemica, sanno reagire per sopravvivere, per risorgere e per riprendere l’equilibrio temporaneamente perduto».
A livello antropico, invece, c’è ancora molto da fare. Da allora c’è stata una vera e propria corsa contro il tempo per recuperare il legno a terra, così da poterlo riutilizzare, evitando il più possibile la naturale degradazione del legname rimasto sul suolo e la sua inevitabile perdita di valore. Ad oggi si stima che la percentuale del legname raccolto oscilli tra il 75% e il 90%.
A tutto questo si è aggiunto un altro cataclisma, considerato come una specie di “onda lunga” della tempesta: il bostrico.

Il bostrico tipografo, o bostrico dell’abete rosso (il nome scientifico è Ips typographus) è un piccolo coleottero che si nutre di legno e scava gallerie sotto alle corteccia degli abeti, lasciando segni che sembrano, appunto, stampati da un tipografo.
Si tratta di uno dei parassiti più pericolosi, capace di infestare e portare alla morte intere foreste.
Il legno morto e quello malato sono i luoghi perfetti per il suo sviluppo, ma il bostrico può attaccare anche le piante sane. È quello che sta succedendo nei boschi già colpiti della tempesta: essendoci un’enorme quantità di legno morto, si sono già sviluppate diverse generazioni di questo insetto, che ha iniziato a danneggiare gli abeti superstiti.

«Nella regione Veneto» spiega Raffaele Cavalli, professore ordinario TESAF – Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali «in tre anni il volume di legname morto per l’attacco del bostrico tipografo ha già superato la metà di quello danneggiato dalla tempesta Vaia».
Dopo la tempesta di pioggia e vento, ne è arrivata quindi un’altra, assai più silenziosa ma non per questo meno catastrofica.

Le Bellunesi
(courtesy: Dal Negro)

Da qui la nascita di un progetto, nato dalla collaborazione tra la grande agenzia creativa internazionale AKQA — che ha sedi in tutto il mondo, tra cui due in Italia, una delle quali proprio in Veneto — e la storica azienda italiana di carte da gioco Dal Negro di Treviso, allo scopo di sensibilizzare il pubblico riguardo a questo problema, e provare a dare una mano a risolverlo concretamente.

L’idea, dato il coinvolgimento di Dal Negro, non poteva che concretizzarsi in un mazzo di carte: sono Le Bellunesi, che richiamano uno dei territori più colpiti dal disastro e sono state disegnate dal giovane artista e tatuatore Giorgio Costan Durigon.
La particolarità delle immagini, com’è facile intuire, sta soprattutto nel seme di bastoni, che appare come evidentemente infestato dal bostrico, rappresentato con le sue caratteristiche forme su alcune delle carte, tra cui il Re, che poi non è davvero un re, dato che le figure di questo mazzo rendono omaggio alle professioniste e ai professionisti che stanno conducendo la lunga e difficile battaglia contro il coleottero: boscaioli, guardaboschi e botanici.

Le Bellunesi
(courtesy: Dal Negro)
Le Bellunesi
(courtesy: Dal Negro)
Le Bellunesi
(courtesy: Dal Negro)

Proprio la ricerca è al centro di questa vicenda e dell’intero progetto, che ha fin da subito instaurato una preziosa sinergia con l’Università di Padova, destinataria di parte dei fondi che saranno raccolti attraverso la vendita dei mazzi in edizione limitata de Le Bellunesi, fondi che serviranno a finanziare due dottorati di ricerca, uno con il Dipartimento di Scienze forestali e uno con quello di Entomologia, per studiare come limitare e prevenire i danni provocato dal bostrico.

L’invito, dunque, è di acquistare questo bel mazzo di carte, pensato — cito — «per i bellunesi e i forestieri, per gli escursionisti e i tipi da baita, per chi vive in scarponi e per chi li indossa una volta all’anno. Un mazzo per i boschi e per chi li anima».
Perché, come recita il motto sull’asso di bastoni: «se perisco tuo destino».

Le Bellunesi
(courtesy: Dal Negro)
Le Bellunesi
(courtesy: Dal Negro)
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