Un paio di anni fa scrissi a proposito di una mappa dedicata alle architetture londinesi progettate da Nicholas Hawksmoor, architetto vissuto nel ‘600 e rimasto per secoli relativamente in ombra, complici anche le poche notizie biografiche a disposizione, ma oggi riconosciuto come una figura centrale del Barocco inglese.
Hawksmoor fu un enfant prodige, dato che iniziò a lavorare da giovanissimo come assistente di un altro architetto, che seppe vedere in lui un enorme talento e col quale condivideva una certa passione per le discipline esoteriche. Quell’architetto era Christopher Wren, ed è in uscita proprio in questi giorni, per la stessa casa editrice, la piccola Blue Crow Media, specializzata in cartine a tema architettonico, una mappa (una sorta di “prequel” dell’altra) che propone un itinerario attraverso palazzi, chiese e monumenti che questi disegnò ed eresse nella Londra del XVII secolo.
Nato nel 1632 nella contea del Wiltshire in una nobile famiglia di origine danese, durante gli studi Wren diventò amico del futuro re Carlo II. L’amicizia si rivelò particolarmente fruttuosa dato che, dopo essere salito al trono, il sovrano gli affidò un ruolo importante nella ricostruzione della città, distrutta nel 1666 da quello che sarebbe passato alla storia come il Grande incendio di Londra.
Definire Wren un “semplice” architetto, tuttavia, non rende giustizia alla sua figura. Come molti intellettuali della sua epoca, egli fu un cosiddetto polymath, un genio eclettico e multiforme. Studioso di filosofia e di scienze naturali, di meccanica (progettava e costruiva da sé strumenti) e di idraulica, di fisica e di ottica, di anatomia e di meteorologia, a soli 27 anni diventò professore di astronomia presso il Gresham College di Londra e, tre anni dopo, si spostò a Oxford, che in precedenza aveva frequentato da studente, dove ottenne la cattedra di matematica e poco dopo anche quella di astronomia.
All’architettura Wren si avvicinò in giovane età, ma la sua prima opera di una certa importanza la progettò proprio a Oxford, quando era già docente. Nel 1662, ispirandosi al manierismo e al classicismo di due grandi maestri italiani come Sebastiano Serlio e Andrea Palladio, disegnò lo Sheldonian theatre.
Fu però un viaggio a Parigi, nel 1665, che sancì la nascita vera e propria del Wren architetto. Nella capitale francese incontrò artisti, ingegneri e architetti, tra i quali, pare, c’era anche il Bernini, che proprio in quel periodo, all’apice della sua carriera, era stato chiamato in Francia dal ministro Jean-Baptiste Colbert e da re Luigi XIV.
Quando tornò a Londra, Wren era pieno di idee, e iniziò a prendere commissioni per la costruzione di edifici e, soprattutto, chiese. Dopo il Grande incendio di Londra gli venne affidato il compito di progettare la nuova Cattedrale di St Paul, visto che anche quella era stata distrutta dalle fiamme. Dopo due progetti rifiutati, il terzo fu finalmente accettato e i lavori iniziarono nel 1675. Nel frattempo Wren presentò al suo vecchio amico Carlo II, salito al trono nel 1651, i suoi piani per la ricostruzione della città: non vennero accettati, ma nel 1669 ricevette la nomina di “King’s Surveyor of Works” (sovrintendente reale ai lavori) e di fatto — come già accennato — ebbe un ruolo centrale nella creazione della nuova Londra post-incendio, firmando pure i progetti di oltre 50 chiese cittadine.
La sua carriera andò avanti per molto tempo, si sposò due volte (entrambe le mogli morirono precocemente) e diventò parlamentare. Morì nel sonno a novant’anni, una rarità per l’epoca, soprattutto visto il suo cagionevole stato di salute durante l’infanzia.
Fu seppellito dentro a quello che per tutta la vita considerò il suo capolavoro, la Cattedrale di St Paul, in una cripta dove si può ancora leggere l’incisione che recita «Reader, if you seek his monument – look around you».
E St Paul è ovviamente una delle tappe chiave (in tutto sono 39) dell’itinerario che propone la mappa — uscita in occasione dei 300 anni dalla morte di Wren, un «uomo sempre in anticipo sui tempi, uno che ha ridefinito l’architettura e nel frattempo ha rifatto una città», come lo definisce lo scrittore e curatore d’architettura Owen Hopkins, al quale si deve la curatela della Christopher Wren London Map, che presenta dei brevi testi per ciascun edificio, insieme agli scatti realizzati ad hoc dal fotografo d’architettura Nigel Green, frequente collaboratore di Blue Crow Media.

(foto: Nigel Green | courtesy: Blue Crow Media)

(foto: Nigel Green | courtesy: Blue Crow Media)

(foto: Nigel Green | courtesy: Blue Crow Media)

(foto: Nigel Green | courtesy: Blue Crow Media)

(foto: Nigel Green | courtesy: Blue Crow Media)

(foto: Nigel Green | courtesy: Blue Crow Media)

(foto: Nigel Green | courtesy: Blue Crow Media)