Il secondo numero della rivista The City is Ours è dedicato all’“arte” della rimozione dei graffiti

Nel 2016 l’assessorato lavori pubblici e arredo urbano del comune di Milano, in collaborazione con ATM, l’azienda dei trasporti, ha pubblicato e distribuito gratuitamente nelle scuole dell’obbligo del territorio un’imbarazzante guida — FacciAMO bella la nostra città. Manuale minimo di educazione civica per il contrasto del graffitismo vandalico (si può ancora scaricare dal sito di Repubblica) — che racconta in malo modo la storia del graffitismo, traccia l’identikit di chi imbratta i muri e deturpa le città e, rifacendosi alla famosa (oltre che razzista e classista) “Teoria della finestra rotta”, avverte, in pratica, che si comincia con una tag e si finisce dentro a 1997: Fuga da New York.
Cito dalla guida: «per un graffito non ripulito in maniera efficace e tempestiva: col tempo, esso causerà la comparsa di altri graffiti e atti vandalici. Ciò deriva dal fatto che provoca nei passanti e nei residenti l’impressione che nessuno si curi di quei luoghi o abbia la responsabilità di provvedere alla loro sistemazione. In una situazione di questo tipo è probabile che ben presto siano compiuti altri atti vandalici, scatenando conseguenze di grado pari o superiore. Si propagherà poi una diffusa sensazione di anarchia, che condurrà il quartiere (o la città) in una spirale autodistruttiva».

The City is Ours n.2. Graffiti Removals, Other Editions, 2022
(courtesy: Other Editions)
The City is Ours n.2. Graffiti Removals, Other Editions, 2022
(courtesy: Other Editions)

Nel libello si parla ovviamente anche di lotta al degrado, espressione che ormai da anni è il cavallo di battaglia delle amministrazioni comunali di ogni colore e dei loro residenti benpensanti1 che — in preda all’ossessione per il fantomatico decoro, sbandierato come sinonimo di sicurezza — si riuniscono in associazioni e, singolarmente o in gruppo, si rimboccano le maniche per andare a cancellare graffiti e tag da muri e serrande.
I risultati di questa guerra quotidiana che si svolge sui muri cittadini (nottetempo qualcuno scrive o disegna, sotto al sole qualcun altro cancella) sono talvolta sorprendenti, soprattutto quando chi tenta di pulire o coprire fa un lavoro approssimativo. E allora — come dimostra il cortometraggio sperimentale The Subconscious Art of Graffiti Removal di Matt McCormick (2002) e un progetto come Graffitiremovals (ne abbiamo parlato qui) — ecco che l’atto di cancellazione può diventare, suo malgrado, arte involontaria.
Tra “toppe” di colori diversi, azzardati accostamenti cromatici, segni confusi, composizioni astratte e spazi bianchi che incidentalmente richiamano nuovi interventi con bombolette e marker, lo scenario cittadino si fa ancora più confuso, e chi in teoria avrebbe voluto pulire si rende responsabile, pur non rendendosene conto, di una tipologia di intervento che, secondo i suoi canoni, potrebbe essere tacciata di vandalismo.

(courtesy: Other Editions)

Un fenomeno del genere, a suo modo ironico e sicuramente interessante per le sue implicazioni paradossali, non poteva che attirare l’attenzione di The City is Ours, progetto editoriale nato dall’idea dell’architetto, designer e “cacciatore di arte involontaria” Lorenzo Servi — italiano ma da anni di base a Helsinki — e della sua casa editrice Other Editions.
The City is Ours è infatti un magazine che va alla ricerca della potenzialità solitamente nascoste, inapprezzate e sottovalutate del panorama urbano, e lo fa adoperando una prospettiva che è allo stesso tempo analitica e poetica, con una sottile e sognante ironia che pervade il tutto (lo stile ricorda a tratti quello di Gilles Clément nel suo imperdibile Breve trattato sull’arte involontaria).

Dopo un primo numero dedicato alle gomme da masticare, ormai andato esaurito, il secondo (ne usciranno in tutto sei) affronta proprio il tema della rimozione dei graffiti, partendo dalla classificazione degli esemplari che si possono trovare per le strade — dagli interventi che sembrano involontari Rothko fino alle nuvole che appaiono su muri e saracinesche — per arrivare poi ad allargare il campo inserendo molteplici spunti che portano lettrici e lettori a farsi domande e a esercitare quella straordinaria abilità che è il prestare attenzione e scoprire la magia delle piccole cose apparentemente irrilevanti.

In Graffiti Removals ci sono contributi da persone di tutto il mondo, tra cui McCormick, autore del succitato documentario The Subconscious Art of Graffiti Removal, narrato da Miranda July e a sua volta ispirato a una fanzine prodotta a fine anni ’90 dall’artista grafico Avalon Kalin, che all’epoca iniziò a osservare, documentare e classificare queste “opere” inconsapevoli.

The City is Ours n.2

Graffiti Removals

Other Editions, 2022
96 pagine, edizione limitata di 300 copie
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The City is Ours n.2. Graffiti Removals, Other Editions, 2022
(courtesy: Other Editions)
The City is Ours n.2. Graffiti Removals, Other Editions, 2022
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The City is Ours n.2. Graffiti Removals, Other Editions, 2022
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The City is Ours n.2. Graffiti Removals, Other Editions, 2022
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The City is Ours n.2. Graffiti Removals, Other Editions, 2022
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The City is Ours n.2. Graffiti Removals, Other Editions, 2022
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The City is Ours n.2. Graffiti Removals, Other Editions, 2022
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The City is Ours n.2. Graffiti Removals, Other Editions, 2022
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