Cos’hanno in comune il Femminismo contemporaneo e la Fantascienza, a parte la formidabile antologia Le visionarie (a cura di Ann e Jeff Vandemeer, Not, 2018) e il fatto di essere concetti contenitori di ultramondi in perenne mutamento per definizione implicita?
Attenzione, già con la sola formulazione di questo interrogativo si può correre il rischio di assistere all’apertura in diretta sotto ai nostri piedi di un vortice incontrollabile, come se i Ghostbuster incrociassero i flussi per dire. Un’evenienza che invece dribbliamo con abile mossa per puntare diretti a Flush Festival, il trait d’union immediato, la tre giorni dedicata all’editoria indipendente femminista (si parla di produzioni cartacee, digitali e DIY) focalizzata in questo 2022 proprio sul tema della fantascienza. In particolare sull’immaginario delle autrici nel contesto italiano, “per esplorare il potere di cambiare il mondo devastato da disastri ecologici e guerre patriarcali”. Un festival alla seconda edizione, progetto di Associazione Orlando, che gestisce il centro di documentazione, ricerca e iniziativa delle donne di Bologna.
L’artwork di Caterina Ferrante, una F gommosa che protegge una viaggiatrice cyborg per metà, trasportata da un carrello della spesa tra pesci e calamari rosa, promette un tuffo rigenerante e noi le crediamo sulla fiducia.
Workshop (uno già sold out si dice) “per mettere le mani nelle tecnologie digitali”, quelle che permettono di creare e divulgare contenuti. Talk che promettono di funzionare meglio di una bussola per esplorare gli spazi di produzione editoriale, soprattutto le periferie e le articolazioni digitali (già qui pare di essere all’interno di un serial cyberpunk). Visite guidate all’interno dell’Archivio di storia delle donne e della Biblioteca italiana delle donne per scoprirne i tesori, facendo ciao ciao ad Indiana Jones. E poi la fiera vera e propria, con una ventina di espositrici tra editrici e produttrici, tutte nel chiostro di Santa Cristina (anche in caso di pioggia, ci dicono, perché a settembre non si sa mai). Un paradiso.
Qui programma e informazioni: flushfestival.women.it.
E come nelle migliori sigle di chiusura dei film, nascosto tra i titoli di coda, ecco il fotogramma più importante: un cocker spaniel che saluta mentre in sala fa ancora buio. Un cocker, perché? Perché è lui il burattinaio: Flush è il quadrupede protagonista dell’omonimo romanzo di Virginia Woolf ed è l’esplicita fonte di ispirazione. Lui guarda il mondo dal basso ed è questo che interessa all’organizzazione del Flush Festival: lo sguardo alternativo sulla realtà, quello che non sempre salta agli occhi di chi sta in alto.
