Conversations with a whale: un corto d’animazione sul fallimento e l’ispirazione

Classe 1980, cresciuta a Mosca ma poi trasferitasi a Berlino e in seguito negli Stati Uniti, l’artista d’animazione Anna Samo ha conosciuto presto il successo grazie ai filmati realizzati durante i suoi studi in Russia e in Germania, ottenendo selezioni e riconoscimenti nel circuito internazionale dei festival di settore. Una volta uscita dall’università, tuttavia, ha dovuto scontrarsi col fallimento. Col suo primo lavoro prodotto dopo la laurea, infatti, Samo ha iniziato a collezionare rifiuti: uno dopo l’altro, i festival ai quali inviava la sua opera rispondevano picche.
Comprensibilmente giù di morale, la giovane regista decise però di non darla vinta alla depressione e, anzi, di sfruttare al meglio quella situazione per ricavarne idee e nuovi stimoli.

Come dice un fortunato proverbio anglosassone, «When life gives you lemons, make lemonade» — quando la vita ti dà limoni, allora fai una limonata — e Samo iniziò quindi a raccogliere i limoni, cioè tutte quelle lettere di rifiuto, in una cartella. Era il 2016, e mentre i festival continuavano a scartare il suo film, lei pensò bene di cambiare approccio: se fino a quel momento aveva creato pianificando ogni dettaglio prima ancora di iniziare a lavorare all’animazione vera e propria, era arrivato il momento di puntare sull’istinto e di sperimentare liberamente.
Nel giro di un paio d’anni, mentre nel frattempo si dava da fare con altri progetti — il corto OBOM, co-diretto con il regista tedesco Andre Hörmann, e The Opposites Game, di cui ho già scritto qui, insieme alla statunitense Lisa LaBracio — l’autrice testò diverse tecniche, ed è proprio sul tavolo di animazione che arrivò lo spunto per Conversations with a whale, opera autobiografica che parla, appunto, di fallimento.

(fonte: whale-conversations.com)

«La realizzazione di film d’animazione richiede tempo, tempo e ancora tempo. E spesso è un’impresa molto solitaria» spiega l’artista. «Una volta che hai finito con il film ed esci dalla tua caverna, per un breve momento potresti sentirti il re del mondo. Arriva il momento di mostrare ciò che hai realizzato e di raccogliere l’amore che meriti. Non appena le persone guardano il tuo film, scopriranno che essere umano straordinario sei. In un istante tutti vorrebbero diventare tuoi amici. Inizi a presentare il tuo film ai festival. Il primo rifiuto è doloroso, ma presumi che il successo debba ancora arrivare. Ti avvolgi nella tua stessa vanità, desiderando applausi e adorazione. E quando alla fine trovi tutte le tue speranze ridotte in cenere, scopri che i frutti del tuo fallimento ti avvicinano all’essenza del tuo lavoro».

Influenzata anche dai paesaggi sonori di Merche Blasco e coadiuvata da una piccola squadra di collaboratori, Samo ha creato l’intero cortometraggio direttamente sotto la lente della fotocamera, adoperando carboncini, pastelli, ritagli, vernice, le sue stesse mani, raccontando, attraverso un personaggio con la corona — il re del mondo, l’artista — il percorso accidentato di chi fa arte.
«Questo film è una lettera d’amore alle artiste e agli artisti, all’arte, al suo pubblico e in particolare all’animazione» dice la regista. «Spero che le persone che lo guardano possano sentire questo amore e assaporare il gusto della magia mentre questa accade, lo stesso che sento io ogni volta che i miei personaggi iniziano a vivere la propria vita».

La creazione come magia, dunque, e l’arte come necessità, anche quando le cose sembrano andar male. E la pianta di fico che appare nel filmato è la perfetta metafora di questo concetto: se sei un fico, prima o poi farai frutti; se sei artista, prima o poi farai arte.

P.S.
Conversations with a whale è anche tra le opere selezionate per la nuova edizione del Vertigo Film Fest, a Milano dal 21 al 23 settembre.

(fonte: whale-conversations.com)
(fonte: whale-conversations.com)
(fonte: whale-conversations.com)
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