Rileggendo la storia del graphic design attraverso i documenti raccolti negli archivi online e in quelli fisici ospitati da università e istituzioni pubbliche e private, la progettazione visiva appare come una disciplina perlopiù “riservata” a maschi bianchi che hanno vissuto e lavorato nei paesi più ricchi e industrializzati.
È evidente, dunque, che quella che per decenni è stata considerata la storia ufficiale della grafica e della comunicazione visiva presenti qualche problema, ovvero l’esclusione — più o meno volontaria — di chiunque non rientri in certi canoni: donne, persone queer, nere, latine, meticce, indigene. Oltre a lasciare fuori dai libri e dagli archivi interi mondi, culture, vicende e talenti, tale emarginazione nuoce anche alla disciplina stessa, incapace di allargare i propri confini e di raccontarsi con completezza.
Da qui l’idea di tre designer e docenti — Brockett Horne, Briar Levit e Louise Sandhaus — di lanciare, dal basso, un archivio capace di ampliare, in maniera il più possibile inclusiva, la storia della progettazione grafica, così da — cito — «preservare le opere che finora non sono state considerate rilevanti» ed «espandere la definizione stessa di design grafico».
Hanno dunque fondato il People’s Graphic Design Archive, un archivio online virtuale e crowd-sourced, cioè sviluppato collettivamente da chiunque abbia materiale interessante (tra quello prodotto minimo 10 anni fa) da catalogare e al quale dar visibilità: immagini, video, testi, audio e testimonianze orali.
Inizialmente ospitato da una piattaforma esterna (ne parlammo qui), pochi giorni fa il progetto è stato trasferito (con l’aiuto di molte persone e realtà, tra cui Fonts in Use e il Letterform Archive, più volte citato qui su Frizzifrizzi) su un nuovo sito e su una piattaforma costruita ad hoc.
Il rinnovato People’s Graphic Design Archive raccoglie oltre 4000 pezzi e si può esplorare in lungo e in largo, liberamente, da chiunque, in tutto il mondo.
Ed è anche possibile contribuire, sia per quanto concerne i materiali sia per ulteriori informazioni sui pezzi già raccolti (sotto ogni esemplare c’è un’area commenti pensata per convogliarle tutte).
Chi invece volesse donare denaro, così da supportare questa straordinaria iniziativa, può farlo qui.