Flying Objects: gli oggetti tipografici tessili e volanti di Gianluca Alla e Hansel Grotesque

Se c’è un designer italiano contemporaneo capace di far fare alle lettere — intese proprio come segni di un sistema di scrittura — un viaggio oltre i confini delle discipline, traghettandole dagli spazi fisici a quelli digitali e viceversa, mettendo in moto ciò che è statico e congelando ciò che invece si muove, sperimentando piattaforme, sporcandosi le mani tanto con l’inchiostro quanto con il codice, e infine tenendo sempre magicamente in equilibrio l’aspetto umanistico con quello tecnologico, dando al contempo l’impressione di divertirsi un mondo, quel designer è Gianluca Alla.
Originario di Latina, passato per Ancona per studiare all’Istituto Centro Sperimentale di Design, poi per Milano a frequentare la Scuola Politecnica di Design, per Treviso nelle aule di Fabrica, a Lucerna negli uffici Studio Feixen di Lucerna, per arrivare infine a Londra, dove oggi vive, Alla disegna poster, progetta caratteri tipografici, collabora con testate come il New York Times, It’s Nice That e Wired UK, e aziende come Apple, Nike, Pinterest e Vans; e poi tiene lezioni sulla tipografia animata, sforna sticker per Instagram Stories (cercateli: Letterzip), e si auto-finanzia (insieme a Nicoletta Belardinelli) i suoi progetti personali, mettendo da parte l’1% per dar vita a cose come un libro-gioco sugli scopini del water.

Una cosa che ad Alla non manca, dunque, sono gli stimoli. E ogni volta che ne arriva uno nuovo c’è quasi la certezza matematica che questo possa tradursi in qualche nuovo progetto e, attraverso di esso, nell’occasione per poter ancora un volta collaudare linguaggi, paradigmi e tecnologie.
È esattamente quello che è accaduto con Flying Objects, una mini-collezione di prodotti di “tipografia tessile”.
Tutto è iniziato quando il designer Hansel Grotesque — pseudonimo di Samuele Anzellotti— ha domandato ad Alla: «Il tuo lavoro è principalmente caratterizzato da elementi in movimento, animazione di lettere, forme, tipografie. Come possiamo tradurre tutto questo in prodotti, in tessuti?».

Da lì è nato un percorso di progettazione che ha attraversato diversi mondi: quello della materialità del prodotto, quello del tappeto come “oggetto magico” all’interno del nostro immaginario collettivo, e da ultimo quello concettuale, andando a scomodare persino Freud dal suo divano, sul quale il padre della psicanalisi teneva appunto un tappeto.

«Il primo passo è stato quello di pensare alla materialità del prodotto. Essendo il tappeto qualcosa di fisico, l’atto di interagire con esso come un oggetto era già un possibile approccio. Infatti, nel mercato dei tappeti è comune girare il prodotto per osservarne la tecnica di lavorazione.
L’atto stesso di voltare l’oggetto e mostrare il lato opposto, di per sé genera un’animazione. Ma nella maggior parte dei casi, il retro del tappeto rimane inosservato. Da qui l’idea di giocare con il fronte e con il retro del prodotto, dando ad entrambi la stessa importanza».

Flying Object 1 — Al contrario
(foto: Michela Pedranti | courtesy: Hansel Grotesque / Gianluca Alla)

Con Hansel Grotesque nei panni del project manager e del produttore, e Alla in quelli del progettista con licenza di immaginare e sperimentare senza ostacoli, la collaborazione ha dato vita a un tappeto e a una coperta.
Il primo si è concretizzato anche grazie ad Alan Tamir, titolare dell’omonimo studio di design ed esperto di tappeti.

«Inoltre, esiste un legame tra il tappeto e la sua connotazione magica, che richiama i ricordi di storie d’infanzia e l’immaginario collettivo.
In queste storie, il tappeto è un oggetto magico, spesso usato come forma di trasporto. Un elemento statico, che quando in movimento, apre fantastici scenari.
E mentre il tappeto vola portando persone verso nuove avventure, l’oggetto è visibile anche da chi rimane sul suolo. Questo genera così un’altra domanda: cosa vedono queste persone da sotto?».

Flying Object 1 — Al contrario
(foto: Michela Pedranti | courtesy: Hansel Grotesque / Gianluca Alla)

Tamir ha fornito la sua preziosa consulenza e ha seguito la produzione, affidata alle sapienti mani delle artigiane e degli artigiani nepalesi.
Il materiale usato è la lana, annodata a mano.

Le geometrie colorate formano la parola “al contrario”, ma le lettere si possono leggere dal verso giusto, appunto, solo una volta girato il tappeto.

«In aggiunta, da un punto di vista più concettuale, il tappeto è sinonimo di sogno. Una persona può sdraiarsi su esso, chiudere gli occhi e iniziare a viaggiare con la mente. Curioso il fatto che il divano dove Sigmund Freud faceva stendere i suoi pazienti fosse coperto da un tappeto. Secondo Marina Warner la struttura del disegno del tappeto richiamerebbe il processo della psicoanalisi.
In questo contesto, il tappeto non è solo l’area dove il paziente di sdraia, sogna e parla, ma è anche la riproduzione del percorso decodificato da Freud».

Flying Object 1 — Al contrario
(foto: Michela Pedranti | courtesy: Hansel Grotesque / Gianluca Alla)

Per quanto riguarda la coperta, questa segue gli stessi principi del tappeto, solo che in questo caso la parola da leggere al contrario è “viceversa” ed è pensata per giocare con forme che possono tranquillamente essere scambiate per pure e semplici geometrie, senza alcun messaggio, che invece si rivela stendendo per bene il tessuto per tutta la sua lunghezza.

A realizzare la coperta è stata una nostra vecchia conoscenza, niente meno che la più antica fabbrica tessile calabrese, il Lanificio Leo, tra le pochissime realtà storiche italiane a unire una grande valorizzazione della tradizione a una incontenibile spinta all’innovazione.
Prodotta in lana merino 100% con tecnica Jacquard, la coperta si può pre-ordinare online così come il tappeto.

Flying Object 2 — Vice versa
(foto: Michela Pedranti | courtesy: Hansel Grotesque / Gianluca Alla)
Flying Object 2 — Vice versa
(foto: Michela Pedranti | courtesy: Hansel Grotesque / Gianluca Alla)
Flying Object 2 — Vice versa
Flying Object 1 — Al contrario
(foto: Michela Pedranti | courtesy: Hansel Grotesque / Gianluca Alla)
Flying Object 2 — Vice versa
(foto: Michela Pedranti | courtesy: Hansel Grotesque / Gianluca Alla)
Flying Object 2 — Vice versa
(foto: Michela Pedranti | courtesy: Hansel Grotesque / Gianluca Alla)
Flying Object 2 — Vice versa
Flying Object 1 — Al contrario
(foto: Michela Pedranti | courtesy: Hansel Grotesque / Gianluca Alla)
Flying Object 1 — Al contrario
(foto: Michela Pedranti | courtesy: Hansel Grotesque / Gianluca Alla)
Flying Object 1 — Al contrario
Flying Object 2 — Vice versa
(foto: Michela Pedranti | courtesy: Hansel Grotesque / Gianluca Alla)
Flying Object 2 — Vice versa
Flying Object 1 — Al contrario
(foto: Michela Pedranti | courtesy: Hansel Grotesque / Gianluca Alla)
Flying Object 1 — Al contrario
(foto: Michela Pedranti | courtesy: Hansel Grotesque / Gianluca Alla)
Flying Object 1 — Al contrario
(foto: Michela Pedranti | courtesy: Hansel Grotesque / Gianluca Alla)
Flying Object 2 — Vice versa
(foto: Michela Pedranti | courtesy: Hansel Grotesque / Gianluca Alla)
Flying Object 2 — Vice versa
(foto: Michela Pedranti | courtesy: Hansel Grotesque / Gianluca Alla)
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