Tra simbolismo e filosofia: l’immaginario dello studio Muttley per il Festival Aperto di Reggio Emilia

Giunto alla sua tredicesima edizione, il Festival Aperto di Reggio Emilia è una rassegna di respiro internazionale che — attraverso il teatro, la danza, la musica e le arti multimediali — indaga la nostra contemporaneità.
Dal 18 settembre scorso al prossimo 24 novembre, il fitto calendario di eventi ha portato e porterà in scena ben trenta spettacoli, tra cui otto prime assolute italiane, tra concerti, opere, installazioni e performance. A legare assieme tutte queste proposte culturali è stato scelto un tema, assai suggestivo visto il panorama in cui ci muoviamo, tra pandemia, disgregazione della società, nuove lotte di classe, emergenza climatica e un futuro sempre più complesso anche solo da immaginare.
Il tema è “principio speranza” e si rifà all’omonimo, rivoluzionario e visionario concetto sviluppato negli anni ’50 del ‘900 dal filosofo tedesco Ernst Bloch.

Se la speranza viene da più parti tacciata di passività e accostata alla rassegnazione e all’accettazione di ciò che è “già dato”, Bloch muove da basi marxiste e la considera come il motore per cambiare lo stato delle cose. Egli la considera come uno spirito vitale che attraversa in maniera inconscia la natura nel suo complesso, e che nell’uomo diventa consapevole.
«L’importante è imparare a sperare» sostiene il filosofo. «Il lavoro della speranza non è rinunciatario perché di per sé desidera aver successo invece che fallire».
In Principio speranza, opera pubblicata in tre volumi, Bloch parla spesso di “immagini-guida” e, come scrive Remo Bodei nell’introduzione all’edizione de Il principio speranza pubblicata da Garzanti nel 2005, «mostra come, nel plasmare immagini di desiderio, noi le innerviamo anche di progetti intrinsecamente tesi alla loro effettiva realizzazione. Il desiderare indica qualcosa, rinvia a qualcosa che sta davanti a noi e che non percepiamo ancora chiaramente. Contiene un presentimento e una anticipazione delle nostre aleatorie opportunità di vita migliore». A produrre tali “immagini-guida” può anche essere il teatro, che, spiega Bloch,«nella sua istituzione morale e paradigmatica si rischiara come istituzione rasserenante-anticipante».

(courtesy: Silvia Castagnoli / Muttley)

A questo si rifà la designer Silvia Castagnoli, che col suo studio Muttley ha realizzato la comunicazione visiva dell’edizione 2021 del Festival Aperto, attingendo ai concetti del Principio Speranza e al simbolismo (al significato dei segni Castagnoli — come ho già avuto modo di raccontare — ha dedicato e dedica ancora una notevole quantità di tempo, studio ed emozioni), creando quelle che in sostanza sono proprio delle “immagini-guida”.
«Per Ernst Bloch il Principio Speranza non è un atteggiamento passivo ma una visione del futuro che genera azione, reazione, rivoluzione» sostiene la designer. «Forse la speranza è più antica dell’esistenza. Il linguaggio dei simboli è altrettanto antico. Le immagini nascono nella nostra mente ancor prima delle parole così come la speranza nasce prima delle azioni. Con le immagini si raccontano storie, come Calvino ne Il Castello dei destini incrociati dove i tarocchi diventano un modo di raccontare e raccontarsi. Ma non è un modo qualsiasi perché la simbologia dei tarocchi è antica e unisce tanti mondi, tante culture, spezza i confini del tempo e dello spazio fisico, geografico e culturale. E oggi che i destini di tutti si sono incrociati raccontiamo il Principio Speranza come i personaggi di Calvino, a tutti, oltre le parole, oltre i confini del tempo e della geografia che conosciamo, attraverso nuovi arcani».

Quattro i manifesti a cui ha lavorato, per altrettante fasi, che lei stessa illustra qui di seguito.

Principio Speranza – La Rivoluzione

La Torre rappresenta la costruzione materiale, il sistema in essere, le ambizioni umane e l’attaccamento alle cose che distrae da una visione più ampia dell’umanità e di sé stessi.
Nell’arcano numero XVI la Torre viene distrutta da una folgore divina. In questo nuovo arcano è una donna in carne ed ossa che agisce contro il sistema per cambiarlo. Indossa le ali della Temperanza, il copricapo della Papessa e lo scettro dell’Imperatrice.
La Temperanza porta e rigenera la vita in accordo con le leggi dell’Universo; la Papessa detiene i segreti e le stesse leggi dell’Universo; l’Imperatrice è intelligenza creatrice, suprema saggezza nell’incessante cambiamento del mondo.

Ecco il Principio Speranza che si esprime nell’azione di un “Dio donna”. Un’azione-rivoluzione, verso un cambiamento non solo terreno e sociale ma anche spirituale.
Dietro la donna il simbolo alchemico del Dragone che connette i due principi opposti, sole e luna, maschile e femminile, buio e luce, yin e yang. Lo stesso principio è rafforzato dalle due figure in basso che vengono in aiuto della donna in alto.
Il Re e il progettista della torre cadono con essa come nell’arcano maggiore XVI.

Le lettere B e J sono le iniziali di Bohas e Jakin che si trovavano sulle colonne del tempio di Salomone a Gerusalemme.
J. è il fuoco interiore che porta a prendere iniziative, il principio maschile. B. è il soffio dell’anima, principio femminile. Chi supera queste colonne deve essere pronto a scegliere non più solo per sé stesso ma con una maggiore consapevolezza di sé e uno sguardo più ampio verso il mondo e la società.

Principio Speranza – L’Azione

La donna è in primo piano e, sullo sfondo, in basso sotto la torre che sta cadendo, le macerie fisiche e sociali della caduta della Torre di Babele.

Principio Speranza – La Ricostruzione

Il principio maschile e il principio femminile che nella carta “La Rivoluzione” vanno in aiuto del Dio Donna per far crollare il sistema nella speranza di un nuovo mondo, abbandonano le loro armi e si uniscono nella costruzione del nuovo.
La Stella è la luce che guida nel buio, è l’alba della comprensione e, quindi, di un novo inizio.
Le figure sono circondate da una vegetazione rigogliosa, è l’Albero della Vita che si espande e si moltiplica, simbolo di nascita e rinascita.

Principio Speranza – Il Cambiamento

Le due colonne del tempio di Gerusalemme qui fanno da contorno alla figura del Re che si rialza dopo la caduta, pronto ad abbandonare la corona e a portare avanti le proprie ambizioni nel rispetto dei principi universali che ci legano al mondo e agli altri.

Il Re lascia cadere la propria corona per indossare il copricapo del Mago, primo Arcano Maggiore dei tarocchi che ha a disposizione tutti gli strumenti per un nuovo inizio.
La figura ricorda anche la carta de l’Appeso rovesciato che si affida come in un’iniziazione fisicamente passiva ma attiva interiormente, speculare come senso a quello del Mago.
In questa figura convivono quindi il lavoro interiore e l’azione esteriore, il principio maschile e quello femminile.
Intorno alla figura stanno i simboli delle costellazioni del Toro, del Leone, dell’Aquila e dell’Ariete. I primi tre sono anche simbolo di evangelisti ma il loro senso qui è quello delle stagioni e del loro ciclo per ricordare al Re l’importanza della natura e dei suoi ritmi. Toro e Ariete simboleggiano la rinascita perché legati alla primavera. Il Leone è il fuoco dell’estate che arde la vegetazione ma indispensabile alla sua maturazione. L’aquila simboleggia l’ascesa dal mondo materiale al mondo spirituale.

La figura del Re tende verso l’alto dove si trovano la Sfinge e — sotto — la Ruota del Divenire (detta anche Ruota della Fortuna o del Destino). La Sfinge rappresenta il principio d’equilibrio che interviene con la sua spada nel conflitto tra i principi di egoismo e generosità. È la bilancia tra le due forze opposte, l’estate e l’inverno, la caduta e la risalita.

(courtesy: Silvia Castagnoli / Muttley)
(courtesy: Silvia Castagnoli / Muttley)
(courtesy: Silvia Castagnoli / Muttley)
(courtesy: Silvia Castagnoli / Muttley)
(courtesy: Silvia Castagnoli / Muttley)
(courtesy: Silvia Castagnoli / Muttley)
(courtesy: Silvia Castagnoli / Muttley)
(courtesy: Silvia Castagnoli / Muttley)
(courtesy: Silvia Castagnoli / Muttley)
(courtesy: Silvia Castagnoli / Muttley)
(courtesy: Silvia Castagnoli / Muttley)
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