Le Jeu de l’Âme: un mazzo di carte per scoprire se stessi attraverso i simboli

La progettista grafica Silvia Castagnoli ha condensato anni di studi e di test sul potere dei simboli nella rappresentazione delle emozioni, realizzando delle carte per indagare la propria mente e le relazioni con gli altri

La paura, la gioia, il disgusto, la rabbia, la sorpresa, la tristezza. E poi la passione, la noia, l’orgoglio, la nostalgia, il disprezzo, la gelosia, l’imbarazzo…
Quello delle emozioni, delle sensazioni e dei sentimenti è un vocabolario ricchissimo e complesso, costituito da pagine piene di definizioni sfuggenti e di parole che celano, invece di svelare, e spesso falliscono nell’impresa di descrivere quella variopinta tavolozza che la nostra mente esprime. Per imparare a leggerlo, per orientarsi tra le infinte sfumature di ciò che l’istinto sputa fuori e la razionalità manipola, distorce, scherma e nasconde, occorre molto lavoro su se stessi. Lavoro che la maggior parte di noi, consciamente o meno, si rifiuta di fare. Ed ecco allora i nodi che non si sciolgono; i buchi profondi da riempire senza esattamente sapere di cosa; i conflitti che riusciamo a palesare soltanto attraverso una manciata di termini: ansia, odio, disagio — tanto per citare i tre di gran lunga più diffusi nell’espressione di sé che viaggia via social.

Il fatto non riuscire a destreggiarsi con un vocabolario, che, dopotutto, è alla base stessa del nostro essere, è sia paradossale che assolutamente umano. È necessario un lungo percorso per imparare a farlo, servono degli “intermediari”, degli strumenti, e spesso la scintilla che innesca la volontà di iniziare a leggere con chiarezza dentro di noi origina da un trauma, dalle dure prove che la vita ci mette di fronte.

Silvia Castagnoli, “Le Jeu de l’Âme©” (courtesy: Silvia Castagnoli)

È incominciata così per Silvia Castagnoli, progettista grafica, direttrice artistica e fondatrice dello studio Muttley, di base ad Albinea, piccolo centro che si trova sulle colline poco fuori da Reggio Emilia.
«La vita mette a dura prova e, circa quindici anni fa, iniziai un percorso psicoterapeutico che mi mise a confronto con me stessa e le mie emozioni», mi ha raccontato Castagnoli. Aggiungendo: «la prima fu il dolore, poi un bel vis à vis con la paura che, una volta scoperta, mi caricò di idee e progetti da proporre a chi, come me, ne era intrappolato. Negli anni ho scoperto molte emozioni, ho imparato a sentirle e a distinguerle dai sentimenti o dalle sensazioni. Mi sono appassionata e informata, un po’ studiando ma soprattuto sperimentando su me stessa e nelle relazioni con gli altri».

«Ho potuto unire la passione per la progettazione grafica al desiderio di indagare l’animo umano e di trasmettere ai ragazzi l’importanza dell’ascolto di sé»

Con alle spalle un percorso umano e professionale ricco e intenso, che l’ha portata a operare come volontaria ed educatrice in molte realtà differenti, dalle strutture residenziali per ragazzi minorenni di Reggio Emilia ai villaggi della Repubblica Centrafricana, Castagnoli da diversi anni lavora soprattutto con clienti del settore culturale e insegna progettazione grafica alla scuola Comics di Reggio Emilia. È proprio lì, coi suoi studenti, che ha intrapreso un progetto sperimentale di rappresentazione delle emozioni attraverso l’uso di elementi grafici essenziali come il punto, la linea e la superficie. Esperienza che la designer racconta come «intensa e profonda, in cui ho potuto unire la passione per la progettazione grafica al desiderio di indagare l’animo umano e di trasmettere ai ragazzi l’importanza dell’ascolto di sé».

Silvia Castagnoli, “Le Jeu de l’Âme©” (courtesy: Silvia Castagnoli)

Da quel lavoro, Castagnoli è partita per continuare a studiare le relazioni tra simboli, colori, segni e psicologia. «Mi chiedevo come poter tradurre tutta questa esperienza in qualcosa che potesse essere utile al mondo,» dice, «perché più mi scoprivo più vedevo quanto la cecità emotiva influisse negativamente sulle vite degli altri e sulle relazioni».

«Mi chiedevo come poter tradurre tutta questa esperienza in qualcosa che potesse essere utile al mondo, perché più mi scoprivo più vedevo quanto la cecità emotiva influisse negativamente sulle vite degli altri e sulle relazioni»

La risposta l’ha trovata nelle carte, quelle da gioco, o dei tarocchi, che — ottimo esempio di quando il cosmo intero ci mette lo zampino, e basta solo predisporsi all’attenzione e all’ascolto per scoprire cosa sta cercando di dirti — continuava e continua a trovare ovunque, per strada, perfino in Africa.
Castagnoli ha dunque messo insieme anni di lavoro, segni del destino, spunti junghiani, incontri fondamentali e un enorme bagaglio di esperienze per progettare delle carte che, attraverso i simboli, potessero rappresentare emozioni, sentimenti e stati psico-fisici.
Ne è uscito fuori un gioco. Un gioco che ti entra fin nel profondo e che si chiama Le Jeu de l’Âme©, il gioco dell’anima.

Silvia Castagnoli, “Le Jeu de l’Âme©” (courtesy: Silvia Castagnoli)

Le carte sono 33, e si possono utilizzare in solitaria, con una guida oppure in gruppo — o meglio, in dialogo. A ciascuna di esse si possono porre domande, indagando su di sé o su una relazione, una situazione, un bisogno, uno stato d’animo.

«Non so se questo varrà per tutti, ma nella mia esperienza ho visto maschere cadere e persone scoprirsi»

Non starò ora qui a spiegare esattamente il funzionamento: per quello c’è un apposito libriccino, che offre anche i significati dei simboli, che — questo va specificato perché è interessante — sono tutti stati disegnati a mano.
«L’ho fatto perché non fossero perfette,» dice Castagnoli, «proprio come non lo è l’essere umano».

Gli originali, fatti a mano (courtesy: Silvia Castagnoli)
(courtesy: Silvia Castagnoli)
(courtesy: Silvia Castagnoli)
(courtesy: Silvia Castagnoli)

Dopo aver realizzato i primi tre prototipi, la designer li ha testati con amici e sconosciuti, parenti e figli. Un mazzo l’ha ricevuto in dono la sua psicologa, che li ha a sua volta provati. Grazie a tutte queste “prove sul campo”, la gamma dei significati dei vari simboli è andata ad arricchirsi rispetto alla versione iniziale.
«Partono da una descrizione del simbolo per passare a delle domande aperte; seguono delle voci che distinguono il significato del simbolo in base alla situazione: se si sceglie per come ci si sente, come rappresentativo di un bisogno o di un problema. In ultimo ho scelto delle figure archetipe per ciascuno per dare un’ulteriore lettura», spiega Castagnoli, che sottolinea come Le Jeu de l’Âme sia uno strumento potenzialmente utilizzabile da chiunque: con gli amici, coi genitori, coi figli, dai professionisti che lavorano con le persone o in una squadra.

«Non so se questo varrà per tutti, ma nella mia esperienza ho visto maschere cadere e persone scoprirsi», rivela la creatrice, che può essere contattata — da chi fosse interessato o interessata ad avere un mazzo — direttamente via mail all’indirizzo: [email protected].

AGGIORNAMENTO: viste le richieste, Castagnoli ha aggiunto al suo sito un piccolo shop online dove poter acquistare le carte.

Silvia Castagnoli, “Le Jeu de l’Âme©” (courtesy: Silvia Castagnoli)
Silvia Castagnoli, “Le Jeu de l’Âme©” (courtesy: Silvia Castagnoli)
Appunti e ricerca (courtesy: Silvia Castagnoli)
Appunti e ricerca (courtesy: Silvia Castagnoli)
Appunti e ricerca (courtesy: Silvia Castagnoli)
Appunti e ricerca (courtesy: Silvia Castagnoli)
Appunti e ricerca (courtesy: Silvia Castagnoli)
Appunti e ricerca (courtesy: Silvia Castagnoli)
Appunti e ricerca (courtesy: Silvia Castagnoli)
Appunti e ricerca (courtesy: Silvia Castagnoli)
Appunti e ricerca (courtesy: Silvia Castagnoli)
In tipografia (courtesy: Silvia Castagnoli)
In tipografia (courtesy: Silvia Castagnoli)
Un messaggio

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