Le meraviglie della collezione del Museum of Applied Arts & Sciences di Sydney in un video

Era il 1877 quando nelle colonie australiane, all’epoca in piena crescita demografica ed economica, si incominciò a pensare di organizzare una Esposizione Internazionale su modello di quelle che si erano tenute in Europa e negli Stati Uniti fin dalla metà del secolo.
Sia Melbourne che Sydney incominciarono a progettare l’evento ma Sydney arrivò prima, e il 17 settembre del 1879 la grande fiera inaugurò nel Garden Palace, una enorme struttura costruita per l’occasione.
Progettato dall’architetto James Johnstone Barnet e ispirato al celebre Crystal Palace londinese, il Garden Palace venne eretto in soli otto mesi. Ospitò quasi 10mila espositori, con progetti e prodotti provenienti da ben 23 paesi, tra cui l’Italia.

Quando la Sydney International Exhibition chiuse i battenti, nella primavera dell’anno successivo, molte delle meraviglie in mostra si spostarono a Melbourne, che nel frattempo era riuscita a organizzare una propria esposizione. Nel momento in cui anche questa chiuse (il 30 aprile del 1881), il Museo di Storia Naturale di Sydney propose di costruire un nuovo museo attorno ad alcuni tra i migliori progetti e prodotti presentati. Come sede fu scelto proprio il Garden Palace e venne nominato un comitato per selezionare le opere, mentre il ruolo di curatore venne affidato al grande botanico Joseph Maiden.

Il neonato museo avrebbe dovuto chiamarsi Technological, Industrial, and Sanitary Museum of New South Wales e mostrare al pubblico quelle che erano, appunto, le più grandi innovazioni industriali, tecnologiche e sanitarie. Tuttavia nel 1882, prima ancora dell’apertura al pubblico, un grande incendio mandò in fumo il Palace e gran parte della collezione.
Da allora la storia del museo è stata costellata di spostamenti in nuove sedi e cambi di nome, fino al 1988, quando il Powerhouse Museum aprì i battenti nell’ex centrale elettrica del quartiere di Ultimo, a Sydney (da qui il nome), assorbendo poi anche l’osservatorio astronomico cittadino e il Museums Discovery Centre, andando a costituire un “museo diffuso” chiamato Museum of Applied Arts & Sciences.

Attualmente il museo è alle prese con una grande e ambiziosa opera di rinnovamento che interesserà la sede del Powerhouse e porterà anche all’apertura di una nuova sede. A tutto questo è andato ad aggiungersi, dal 2019, un mastodontico progetto di digitalizzazione di gran parte dei i tesori conservati, che ammontano ad oltre 500mila pezzi e vanno dalle monete a intere locomotive, da opere di design a tavole architettoniche, dagli abiti alle macchine per scrivere, dai poster ai primissimi computer.
L’obiettivo finale è digitalizzare — e rendere disponibile a chiunque si colleghi al sito della collezione — circa 338mila pezzi.
Ad oggi online se ne possono vedere oltre 43mila. Durante una primissima esplorazione ho trovato ad esempio un volantino di un dance party anni ’90, dei giocattoli di latta, i biglietti delle ferrovie australiane, delle cravatte Armani, un set di scacchi in legno di sandalo realizzato per Lord Thomas Brassey, governatore dello stato di Vittoria alla fine dell’800, tante macchine per scrivere, una macchina differenziale di Babbage e il celebre dispositivo Enigma usato dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale.

Per valorizzare la collezione, il museo ha commissionato allo studio australiano Versus un video che mette in luce alcuni tra i più curiosi pezzi conservati.
Intitolato J.H Maiden – Curator, 1882, il filmato è frutto di una vera e propria immersione tra gli archivi museali, che giusto un anno fa lo studio ha intrapreso durante il lockdown, andando a pescare, insieme a curatrici e curatori, delle vere e proprie perle.

Un messaggio

Frizzifrizzi è sempre stato e sempre rimarrà gratuito. Si tratta di un progetto realizzato ogni giorno con amore e con impegno. La volontà è di continuare a farlo cercando di tenere al minimo la pubblicità. Per questo ti chiediamo una mano — se vorrai — con una piccola donazione. Potrai farla su PayPal.

GRAZIE DI CUORE.