«Il cosiddetto immaginario collettivo si costruisce così: un’idea compare, prende forma, piace, comincia a essere maneggiata dalle persone, viene usata da artisti, designer e registi, e piano piano — forse perché più adatta di altre a sopravvivere — diventa un archetipo condiviso. […] il colore non è soltanto una percezione o una qualità della cose, ma una categoria psicologica che esiste insieme al modo di produrlo, di diffonderlo e di narrarlo» scrive Riccardo Falcinelli nell’epilogo al suo indispensabile saggio Cromorama.
Talvolta dei colori specifici arrivano a evocare interi sistemi di pensiero. Oppure si tratta di binomi, semplicissime espressioni che ricordano, che tramandano, che rimandano, che indicano, che racchiudono concetti e momenti storici, idee e classi sociali.
L’architetto Giulio Ceppi, fondatore e direttore creativo dello studio milanese Total Tool ha identificato 25 di questi binomi per raccontare gli ultimi 100 anni.
Si va dalla celebre Armata Rossa dell’era sovietica all’odierna Zona Rossa di terremoti e pandemie, dai Colletti Bianchi (espressione anglosassone di inizio ‘900 che deriva dalle camice bianche tipiche di chi fa lavoro d’ufficio) alle Tute Blu (per via dell’uniforme resistente, spesso in denim, degli operai), dalla Maglia Rosa del Giro d’Italia alle assai discusse Quote Rosa, dal Black Friday dei maxi-sconti e delle spese pazze al Black Bloc nelle manifestazioni anarchiche (termine spesso erroneamente riportato come Black Block dalla stampa mainstream, che sbaglia anche a definire le persone che ne fanno parte come i Black Bloc, mentre il blocco è, per definizione, un insieme).
«La “parola colorata” spesso sopravvive alla durata storica dei fatti» spiega Ceppi, che ha portato quelle che lui — con un neologismo — definisce “sociocromie” in mostra al Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano.
L’esposizione, intitolata proprio Sociocromie. 100 anni in 25 colori, inaugura oggi ed è appunto composta da 25 tavole sinottiche, ciascuna dedicata a un singolo concetto, all’anno in cui questo è apparso e al colore associato.
«È così che proprio il colore diviene elemento di connessione sociale e culturale anche rispetto al Museo» riporta il comunicato stampa dell’evento, «che per sua stessa natura è luogo per eccellenza della narrazione, essendo inserito nella società odierna e dialogante con essa attraverso linguaggi sempre nuovi, e lavorando per cogliere quel significato più profondo e in perenne divenire che va oltre il lessico, così come viene ben raccontato dalle Sociocromie in mostra, che consentono a tutti di leggere il reale — in cui per primi siamo immersi — con uno sguardo e una consapevolezza rinnovata».
Allestita fino al 14 novembre prossimo, l’esposizione è accompagnata da cataloghi in forma di quaderni, prodotti da Pigna e pubblicati da Chimera Editore, che saranno in vendita presso il bookshop del museo.
