Italians who design: le “pagine gialle” del design italiano

Quando mi capita di raccontare a studenti, studentesse e, in generale, persone più giovani com’è era il web quando cominciai a esplorarlo io, dall’altra parte noto regolarmente occhi sgranati ed espressioni perplesse. Soprattutto quando parlo di come si facevano le ricerche online nell’era pre-Google — quando bisognava andare a spulciare nelle directory dei portali e dei primi motori di ricerca: AltaVista, Yahoo, HotBot, Lycos —, è in quel momento che la confusione della mio pubblico raggiunge i livelli massimi. E allora mi metto a fare l’esempio degli schedari: «era come spulciare dentro a giganteschi faldoni, uno per categoria, per poi aprire sotto-categorie, sotto-sotto-categorie e via dicendo».

Oggi abbiamo i motori di ricerca che riescono a prevedere cosa stiamo tentando di trovare: sanno dove siamo, in che contesti ci muoviamo, conoscono le sfumature di significato delle parole, sono sempre più raffinati nel cogliere e processare il cosiddetto “linguaggio naturale”. Questo è ovviamente un grande vantaggio in termini di tempo e di efficacia, ma ci sono ovviamente dei lati negativi: uno è di essi che si va man mano a perdere la possibilità di trovare quel che non stavamo cercando (tema di cui parlo spesso nelle lezioni che mi capita di fare, ma che ora non starò ad approfondire); un altro è che, proprio a causa di tale efficacia, i risultati delle ricerche si basano su algoritmi (che possono avere pregiudizi), strategie SEO e pubblicità a pagamento. In pratica, vediamo ciò che vogliono farci vedere.
Da qui il recente ritorno alle directory.

Per evitare risultati distorti, alcune realtà — soprattutto le categorie solitamente sotto-rappresentate — stanno infatti rispolverando il caro, vecchio e neutrale indice. Ne abbiamo visti molti esempi negli ultimissimi anni: Women Who Draws, Women Who Design, Blacks Who Design, Hire Black Female Creatives, Rememory Directory e tanti altri.
Anche in Italia sono sorti progetti simili. Qui su Frizzifrizzi abbiamo già parlato di TorinoDesign.info e scopro ora — grazie alla sempre utilissima newsletter di Designer Of What — dell’esistenza di Italians Who Design, un indice che raccoglie, appunto, nomi delle progettiste e dei progettisti che lavorano nel nostro paese, oppure di nazionalità italiana ma di base all’estero.

Ispirato ad analoghe iniziative come Brazilians Who Design e alcune di quelle succitate, il sito è nato su idea di due designer, Andrea Paci e Alessandro Greco.
La directory raccoglie professioniste e professionisti che lavorano in diversi campi — grafica, illustrazione, branding, ux, motion, service design e industrial design — e per ciascunǝ è indicata la città, un link e un brevissima presentazione.
Una caratteristica interessante è che, ad ogni accesso, la pagina presenta i nomi in modalità casuale, così da non penalizzare chi, in ordine alfabetico, si troverebbe nelle ultime posizioni.
C’è inoltre un’apposita sezione (Firms, nata su idea di Roberto Falcone) dedicata alle grandi agenzie e alle aziende che hanno al loro interno studi di design.

Ovviamente c’è anche modo di inserirsi nella lista: si può fare da qui.

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