Un sito permette di processare le immagini sullo stile di un manuale dei colori di inizio ‘900

Era il 1902 quando l’artista americana Emily Noyes Vanderpoel, all’epoca quasi sessantenne, diede alle stampe un libro intitolato Color Problems. Sottotitolo: A Practical Manual for the Lay Student of Color, cioè manuale pratico per lo studente “laico” del colore.
Vanderpoel era un pittrice. Nata nel 1842 e figlia di William Curtis Noyes, celebre avvocato newyorkese, crebbe nell’alta società — scuole private, circoli esclusivi, beneficienza — dividendo il suo tempo tra i palazzi di New York e una grande casa in una piccola cittadina del Connecticut. Rimasta vedova ad appena 24 anni, dopo un solo anno di matrimonio, ebbe una vita molto attiva, ricoprendo cariche importanti in club e comitati, e facendosi conoscere sia come acquarellista che come storica. Fece parte del Woman’s Art Club of New York e dell’organizzazione Daughters of the American Revolution — che esiste ancora oggi e raccoglie le dirette discendenti di chi combatté la guerra d’indipendenza americana. Fu inoltre presidentessa del New York Watercolor Club e sposò gli ideali femministi delle suffragette.

Tavola tratta da “Color problems. A practical manual for the lay student of color”, di Emily Noyes Vanderpoel, New York, 1903
(fonte: archive.org)
Tavola tratta da “Color problems. A practical manual for the lay student of color”, di Emily Noyes Vanderpoel, New York, 1903
(fonte: archive.org)

A 59 anni pubblicò appunto Color Problems, che concepì come un manuale pensato per dare nozioni base sull’uso e l’accostamento dei colori a chi non aveva tempo e modo per studiare approfonditamente il tema.
«Da un punto di vista scientifico, sono state scritte opere ammirevoli sul colore, ma richiedono più tempo e studio di quanto molti possano dargli, e sono troppo teoriche per essere facilmente comprese; mentre quelle scritte da un punto di vista artistico possono essere utili a coloro che dipingono quadri, ma non sono di grande beneficio per classi più ampie di persone che praticano l’arte in altre occupazioni. I pittori di quadri devono studiare il colore così come studiano le linee e la composizione, ma una migliore comprensione del colore sarebbe anche di grande valore per decoratori, designer, litografi, fioristi, sarti e modiste; per le donne coi loro vestiti e con l’arredamento della casa; e molti altri. Per questo lo scopo dell’autrice è combinare i risultati essenziali dello studio scientifico e di quello artistico del colore in un manuale conciso e pratico […]» spiegava Emily Noyes Vanderpoel nella prefazione del libro, che conteneva oltre 100 tavole illustrate.

Tavola tratta da “Color problems. A practical manual for the lay student of color”, di Emily Noyes Vanderpoel, New York, 1903
(fonte: archive.org)
Tavola tratta da “Color problems. A practical manual for the lay student of color”, di Emily Noyes Vanderpoel, New York, 1903
(fonte: archive.org)
Tavola tratta da “Color problems. A practical manual for the lay student of color”, di Emily Noyes Vanderpoel, New York, 1903
(fonte: archive.org)

Sono proprio quelle tavole il vero “tesoro” dell’opera. Stampato in appena due edizioni, a pochi anni l’una dall’altra, il libro venne praticamente dimenticato per decenni (Vanderpoel morì nel 1939, a quasi 97 anni di età). Solo negli ultimissimi anni si è riacceso un certo interesse attorno alla pubblicazione, degna di nota soprattutto per le illustrazioni, che sembrano anticipare principi ed estetiche del Bauhaus e gli studi cromatici che Josef Albers realizzò cinquant’anni dopo.
Alcune delle più interessanti illustrazioni di Color Problems erano poi delle scomposizioni cromatiche di più o meno antichi manufatti in griglie 10×10. L’autrice scompose mummie egizie, vasi dell’antica grecia, mosaici arabi, ornamenti celtici, maioliche italiane, tappeti

Digitalizzato nel 2014 dalla biblioteca dello Smithsonian (oggi il libro si può sfogliare integralmente sull’Internet Archive) e riportato alla luce, lo stesso anno, dal “solito” Public Domain Review, il manuale di Emily Noyes Vanderpoel ha subito attirato l’attenzione di designer e affini, tanto che nel 2018 due editori — Sacred Bones Records e Circadian Press — lanciarono una campagna di crowdfunding per pubblicare una versione aggiornata dell’opera (si può acquistare qui).
Ancora prima, nel 2016, un’ingegnera informatica, Liza Daly, si innamorò delle griglie di Vanderpoel e creò un bot Twitter, @emilyvanderbot, che postava una tavola al giorno, in tutto e per tutto simile a quelle del libro ma dedicata a semplici oggetti della casa.

Ora quel bot si è evoluto, e grazie alla stessa Daly e a Mel Dollison è diventato un sito che permette a chiunque di “processare” in stile Emily Noyes Vanderpoel qualunque immagine.
Si chiama colorproblems.art, è assolutamente gratuito e si può usare a piacimento e senza limiti, scaricando poi le tavole risultanti.
Io l’ho provato con alcune delle immagini dei nostri tesori d’archivio e il risultato è davvero molto interessante. Si possono inoltre impostare diversi tipi di composizioni e creare griglie grandi a piacimento.

(fonte: colorproblems.art)
Charles F. Blunt, “The beauty of the heavens”, Tilt & Bogue, Londra, edizione del 1842
(fonte: archive.org)
(fonte: colorproblems.art)
Emile-Allain Séguy, “Prismes. 40 Planches de Dessins at Coloris Nouveax”, Edition d’Art Charles Moreau, Parigi, 1930
(fonte: archive.org)
(fonte: colorproblems.art)
William Penhallow Henderson, costume per Humpty Dumpty, 1915
(fonte: rawpixel.com)
(fonte: colorproblems.art)
Tarassaco, tavola tratta da “La Plante et ses Applications Ornementales”, 1896
(fonte: rawpixel.com)
(fonte: colorproblems.art)
(fonte: The British Library / Europeana)
(fonte: colorproblems.art)
Poster opera di Marcius Willson e Norman A. Calkins, 1890
Originale proveniente dalla Library of Congress
(fonte: rawpixel.com)
(fonte: colorproblems.art)
“Mira calligraphiae monumenta”
(fonte: rawpixel.com)
(fonte: colorproblems.art)
Mary Vaux Walcott, “Zantedeschia aethiopica” (Calla), 1877 Originale dallo Smithsonian
(fonte: rawpixel.com)
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