Le radici europee della tipografia: il museo Plantin Moretus di Anversa

Nella metà del XVI secolo in Europa si contavano tre grandi centri di stampa: Parigi, Venezia e Anversa. Erano passati oltre cento anni dall’avvento di quella rivoluzione della stampa che sarà collocata da Francis Bacon fra le invenzioni meccaniche, insieme alla bussola e alla polvere da sparo, capaci di cambiare “l’intera faccia e lo stato delle cose”. Un periodo fecondo raccontato nel 2018 da una bellissima mostra al Museo Correr di Venezia, nella città lagunare patria di Aldo Manuzio, intitolata felicemente Printing E-evolution 1450-1500. I cinquant’anni che hanno cambiato l’Europa.

La mostra “Printing E-evolution 1450-1500. I cinquant’anni che hanno cambiato l’Europa” presso il Museo Correr di Venezia
(foto dell’autore)
La mostra “Printing E-evolution 1450-1500. I cinquant’anni che hanno cambiato l’Europa” presso il Museo Correr di Venezia
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La mostra “Printing E-evolution 1450-1500. I cinquant’anni che hanno cambiato l’Europa” presso il Museo Correr di Venezia
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La mostra “Printing E-evolution 1450-1500. I cinquant’anni che hanno cambiato l’Europa” presso il Museo Correr di Venezia
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Nel 1550 molte botteghe artigiane erano attive e produttive in tutto il vecchio continente, ma la prima vera e propria industria tipografica fu fondata nella città fiamminga di Anversa dal tipografo, umanista, editore, letterato, imprenditore, Cristophe Plantin: 16 torchi erano azionati da più di 50 stampatori (più artigiani specializzati che operai) che producevano libri in latino, tedesco, fiammingo, francese, italiano, siriano antico e aramaico.

Oggi la casa di Plantin, dove per più di due secoli ha fatto fortuna una dinastia di illustri tipografi, è diventato il Plantin-Moretusmuseum, primo al mondo a essere riconosciuto dall’Unesco come patrimonio mondiale dell’umanità. Un luogo che vale la pena visitare per chi ha voglia di vedere da vicino le fondamenta dell’arte tipografica. Io sono riuscito a visitarlo poco prima che il mondo si fermasse a causa della pandemia.

Il Plantin-Moretusmuseum di Anversa
(foto dell’autore)
Il Plantin-Moretusmuseum di Anversa
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Cristophe Plantin è stato uno dei più grandi stampatori ed editori della storia. Alla sua morte la tipografia che aveva fondato è passata al genero Jan Moretus, la cui attività ha avuto un ruolo centrale nella storia dell’editoria, non solo per i Paesi Bassi ma per tutta l’Europa per il XVI e il XVII secolo, soprattutto per l’opera di divulgazione delle sue opere, prevalentemente di medicina e anatomia.

Nell’officina Plantiniana si incontravano testi di scrittori importanti come Vesalio o Valverde, con xilografie figurative prodotte da raffinati incisori o da maestranze artistiche, chiamate a collaborare nella sua bottega tipografica per singoli progetti, con lo scopo di tradurre a bulino o ad acquaforte disegni del corpo umano ancora conservati nell’archivio del museo.

Il Plantin-Moretusmuseum di Anversa
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Il Plantin-Moretusmuseum di Anversa
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Il Plantin-Moretusmuseum di Anversa
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In ogni paese europeo esiste almeno un museo sulla tipografia, solitamente un “museo nazionale della stampa” che conserva materiali e documentazione d’archivio con lo scopo di ricostruire, con taglio storico, l’evoluzione della stampa in quel determinato Paese. In alcuni contesti invece si è avvertita l’esigenza di fondare un museo della stampa legato alla tradizione artigianale di una realtà specifica, oppure per documentare l’attività di un personaggio locale che ha contribuito con le proprie scoperte all’evoluzione della tecnica tipografica: è il caso, per esempio, del Museo Gutenberg a Magonza o del Museo Bodoniano a Parma.

Il Plantin-Moretusmuseum di Anversa in Belgio è forse il più completo nel settore: vi sono conservati torchi antichi, preziose incisioni artistiche, rare edizioni di pregio e una vasta collezione di libri; la particolarità del museo è però la ricostruzione filologica di una tipografia di fine XVI secolo, nelle sale in cui si respira la fertile atmosfera delle Fiandre nel loro momento di massimo splendore, luogo fecondo per il commercio e per la trasmissione dei saperi in tutta Europa.

Il Plantin-Moretusmuseum di Anversa
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Il Plantin-Moretusmuseum di Anversa
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Il Plantin-Moretusmuseum di Anversa
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Entrando nella parte in cui è musealizzato il laboratorio, in un’atmosfera sospesa, sembra di vederli all’opera gli artigiani della tipografia, nella frenesia di movimenti esperti, ognuno con una mansione specifica all’interno del ciclo produttivo. “Scimmie e Orsi” a lavoro come ce li fa immaginare Honoré de Balzac attraverso uno dei suoi romanzi più famosi, Illusions perdues: «gli addetti a radunare le lettere chiamano Orso il torcoliere, un soprannome probabilmente dovuto a quell’andirivieni simile al movimento di un orso in gabbia con cui i torcolieri si spostano dal calamaio al torchio e dal torchio al calamaio. In compenso, gli Orsi hanno chiamato Scimmie i compositori, a causa del continuo esercizio che questi signori fanno per afferrare le lettere nei centocinquantadue cassettini dove sono riposte».

Il museo Plantin-Moretus organizza seminari e attività per imparare le tecniche tipografiche, ma l’impressione è che più di tutti prevalga l’aspetto conservativo. È forse per il prevalere del peso della storia legata a Plantin, rispetto all’interesse generale per la tipografia che comunque — anche tradotta nella sua musealizzazione — rimane in queste stanze materia viva.

Il Plantin-Moretusmuseum di Anversa
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