C’è una bellissima foto, datata 1914, che mostra una donna in mezzo alla natura. Siede accanto a quello che sembra un corso d’acqua. Ha un buffo cappello — perlomeno per quelli che sono i canoni attuali — e un fiore infilato nella giacca. Guarda direttamente nell’obiettivo, e lo sguardo è quello vivace e soddisfatto di chi avrebbe talmente tante storie da raccontare che anche solo fissando i suoi occhi ti sembra di poterne ascoltare qualcuna.
Quella donna è Mary Vaux Walcott, e quando venne scattata la foto aveva circa 54 anni. Era da poco diventata la signora Walcott, o forse era ancora la signorina Vaux — questo non lo sappiamo con certezza, come non sappiamo il luogo in cui è stata realizzata la foto. Probabilmente si tratta della Montagne Rocciose Canadesi, che furono indubbiamente il “luogo del cuore” per quella che fu una delle più grandi artiste botaniche del ‘900.


Nata nel 1860 a Philadelphia in una famiglia quacchera benestante, Mary Vaux cominciò a dipingere fiori fin da bambina, quando le regalarono, a otto anni, una scatola di acquerelli. Grande studiosa, fu costretta dalla famiglia e dalle aspettative sociali a rinunciare al college perché, quando la madre morì, lei, appena diciannovenne, dovette badare al padre e ai fratelli più giovani. Tuttavia non si fece imprigionare nel ruolo di “donna di casa”, e questo fu soprattutto grazie al suo spirito da esploratrice e, appunto, alle montagne.
Essendo il padre un appassionato geologo, la famiglia trascorreva regolarmente le vacanze sulle Montagne Rocciose Canadesi. Qui Mary iniziò ad appassionarsi di geologia e a dipingere la natura, tornando quasi ogni estate, sia con i fratelli — nel frattempo diventati entrambi scienziati e studiosi di ghiacciai — che da sola.
Scalò cime (fu la prima donna bianca ad arrivare sul Mount Stephen, 3199 metri), diventò una bravissima fotografa, e cominciò a focalizzarsi più seriamente sull’illustrazione botanica quando uno scienziato, incontrato sui monti, le chiese di ritrarre un raro esemplare di arnica che stava sbocciando.



«A volte sento di non vedere l’ora che arrivi il tempo di lasciare la mia vita di città per l’aria libera delle colline eterne. A volte mi chiedo come sia possibile che coloro che amano così tanto stare fuori, sembrino sempre avere il loro destino nella città artificiale» scrisse nel 1912. L’anno successivo, a 53 anni di età, scalò (anche in questo caso fu la prima non nativa americana a farlo) il Monte Robson, che coi 3954 metri è la più alta cima delle Montagne Rocciose Canadesi. Non sappiamo se prima o dopo la scalata, Mary decise di sposare Charles Doolittle Walcott, celebre geologo e paleontologo, segretario della Smithsonian Society e all’epoca da poco diventato vedovo.
I due si sposarono l’anno successivo, che è poi anche l’anno della foto. Il padre di Mary, George, fu molto contrario al matrimonio: la figlia aveva ormai 54 anni, era l’unica che si prendeva cura di lui e soprattutto Walcott — che considerava poco più che un cercatore d’oro — era di 10 anni più vecchio, era già stato sposato e aveva dei figli.


Il matrimonio si fece comunque (ma George non andò) e quella tra Charles e Mary fu un’unione felice, che durò fino alla morte del marito, nel 1927. Nel frattempo lei era diventata un’artista botanica ormai conosciuta, tanto che nel ’25 lo Smithsonian pubblicò ben 400 delle sue illustrazioni nei cinque volumi della pubblicazione North American Wild Flowers.
Nel ’33 Mary Vaux Walcott diventò presidentessa della Society of Woman Geographers. Morì per un attacco cardiaco nel 1940, ormai ottantenne, lasciando i suoi averi in eredità allo Smithsonian, che oggi conserva gran parte delle sue opere.
Alcune di esse sono state restaurate in digitale da Rawpixel, che le ha messe online, liberamente scaricabili anche in alta risoluzione.









