Swarm: un cortometraggio sull’uomo che trasforma il pianeta

Nella sua accezione principale definiamo sciame un fitto gruppo di piccoli insetti che volano: sciami di api, di mosche, zanzare, cavallette, locuste, vespe. È una parola piena di vita e di movimento — per sciamare bisogna muoversi — ma in filigrana cela anche un certo senso di allarme. Se una singola vespa, una zanzara, una cavalletta ci passano accanto, al massimo trasaliamo, sussultiamo per un istante. Lo sciame, invece, mette agitazione e, brulicando di forme di vita in gran numero, solletica i nostri istinti primitivi di difesa e terrore.

Allargando la visuale all’intero pianeta che abitiamo, tuttavia, il più pericoloso degli sciami è il nostro, quello degli esseri umani che sfruttano e trasformano irrimediabilmente ogni territorio, costruendo, sventrando, bombardando, inquinando i corsi d’acqua e gli oceani, abbattendo e bruciando foreste per abitare e coltivare, squarciando montagne per fare strade, trivellando la terra per estrarne minerali, gas e petrolio. “Meraviglie” dell’antropocene, o come preferiscono alcuni, capitalocene.

Swarm, sciame, è il titolo di un cortometraggio realizzato dai fratelli irlandesi Kevin e Páraic McGloughlin, meglio conosciuti come McGloughlin Brothers.
Artisti e registi, i McGloughlin hanno realizzato un ipnotico scorrere di immagini che mettono insieme scatti fatti dai droni, foto satellitari, coloratissimi flussi creati artificialmente e brevi filmati in movimento.
Il video comincia col mostrare la bellezza e la potenza della natura, pian piano corrotta dall’intervento umano, in un serratissimo montaggio che gioca col ripetersi dei pattern urbani e agricoli sulla superficie terrestre e, con uno sguardo più ravvicinato, quelli delle strutture e dei dettagli.

«Lo sviluppo e la distruzione sembrano andare di pari passo quando si parla di progresso umano sulla Terra. C’è una celebrazione della capacità umana di creare gli ambienti sofisticati in cui abitiamo, ma anche una preoccupazione per il prezzo che stiamo pagando per questo. Sentirsi alieni è facile, qui», spiegano i due fratelli, che hanno lavorato al progetto insieme al dj londinese Max Cooper, che sempre più spesso si inserisce in iniziative che mettono insieme media differenti (come ad esempio Repetition, di cui parlai meno di un anno fa).
Swarm, infatti, esiste anche sotto forma di EP.

co-fondatore e direttore
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