Che cos’è Pangolino? Intervista a Marco Tonus, che ha lanciato una parodia a fumetti sulla pandemia

Era il 10 maggio, una domenica, eravamo da pochi giorni entrati nella Fase 2 e i temi del giorno erano la liberazione di Silvia Romano e gli assembramenti nei parchi, quando, su Facebook, il fumettista e autore satirico Marco Tonus lanciò quella che, per il suo pubblico, si rivelò come una piccola bomba.
«Giorni frenetici» scriveva Tonus, «ho in cantiere un progetto che a fine mese vedrà la luce: un giornale unico, che ho sempre sognato, un’autoproduzione piena di cose belle fatte da autori molto bravi. Non posso aggiungere nulla di più. Dico solo: preparatevi a rompere il vostro porcellino (di poco, che son tempi duri, ma è un oggetto che renderà la vostra libreria una protagonista della quarantena). Restate sintonizzati». A corredo del post un’immagine che sarebbe diventata solo il primo di tanti indizi disseminati nel corso dei giorni e delle settimane.

Il 27 maggio (ancora Fase 2, Salvini non va a processo, gli Stati Uniti sono già in fiamme, i giornali sono ossessionati dal termine “movida”, Sala vieta l’alcol dopo le 19,00) arriva un nome, Pangolino, e la rivelazione: sarà una parodia di Topolino. Una rivista di 64 pagine, prodotta in un solo numero, dedicato alla pandemia, e storie disegnate da tanti autori.

Per saperne di più ho intervistato colui che si definisce come il Genitore 1 e il Genitore 2 dell’iniziativa, Marco Tonus, che fonda riviste fin da quando è ragazzino, ha collaborato con testate come Cuore, Il Vernacoliere, Emme, L’Unità, Il Mucchio Selvaggio, Il Male, Scaricabile, La Privata Repubblica, Vice, e attualmente cura la rivista friulana di satira, umorismo e fumetti Mataran.


Pangolino, autoproduzione, giugno 2020 (courtesy: Marco Tonus)
Pangolino, autoproduzione, giugno 2020 (courtesy: Marco Tonus)

Il tempo, durante la pandemia, a volta è sembrato dilatarsi e altre restringersi notevolmente. Ma mi pare che l’iniziativa sia nata in pochissimo tempo. Quando hai avuto l’idea?

Il primo maggio. La festa del lavoro. Ho rotto le scatole agli altri proprio nel giorno in cui non dovevo romperle. In realtà era da tempo che avevo in mente di fare una parodia di Topolino, ma finora non ero mai riuscito a vederne “la forma esatta”. Temevo di cadere in un esercizio di stile, fine a se stesso. Poi, durante il lockdown, mentre approfittavo della clausura per imbiancare casa, è arrivata l’illuminazione: un pangolino… Topolino!
Una parodia della rivista Topolino non si è mai vista in Italia e penso non sia stata fatta per tanti motivi, forse anche per timore reverenziale. Negli USA i primi esempi ci furono già negli anni ’30, con le Tijuana Bible o la memorabile tavola di Wally Wood “The Disneyland Memorial Orgy” per The Realist. Da noi gli apripista furono sicuramente gli esperimenti di Vincino sul Male e di Pazienza su Frigidaire. Pangolino è chiaramente una parodia, non c’è rischio che venga confusa con l’originale.
Il nome è evidente da dove venga: il famoso pangolino che ha fatto da tramite nel cosiddetto spillover, il salto del virus tra le specie.
La “responsabilità” del pangolino è ancora in fase di studio. Di sicuro è un nome che suonava molto bene per farlo diventare testata. Pipistrellino non suonava altrettanto bene.

Quanto è durato tutto il processo: dall’ideazione alla realizzazione?

Pochissimo. Se posso essere sincero, in una giornata avevo tutto il “dream team” pronto. Credo che la differenza l’abbia fatta il momento particolare in cui ci trovavamo tutti, un periodo in cui i tempi di lavoro si erano congelato o dilatati. L’idea di fare qualcosa e, soprattutto, di fare qualcosa che avrebbe visto la luce in tempi brevi, ha subito fatto scattare la molla.
Gli autori hanno lavorato a velocità incredibili. Nel giro di una settimana mi hanno mandato la sceneggiatura e lo storyboard, alcuni avevano già iniziato a disegnare.
Ho percepito tantissima energia attorno a questo progetto.

Pangolino, autoproduzione, giugno 2020 (courtesy: Marco Tonus)
Pangolino, autoproduzione, giugno 2020 (courtesy: Marco Tonus)

Come hai selezionato gli autori?

Hanno collaborato Stefano Antonucci, autore di Quando c’era LVI per Shockdom e La fattoria dell’animale per Feltrinelli, Maurizio Boscarol coautore di quest’ultimo libro, Alessio Spataro disegnatore satirico e autore della graphic novel Biliardino per Bao, Luca Salvagno erede grafico di Jacovitti e autore del nuovo Cocco Bill, Fabrizio Pluc Di Nicola, disegnatore del Dizionario dei film brutti a fumetti (Shockdom), Gianluca Maconi, autore delle saghe Elfes e Azaqi per la Soleil in Francia, e ancora altri professionisti come Paolo Francescutto, Bruno Olivieri, Filippo Paparelli, Walter Leoni, esordienti come Elisa Upata Turrin e Alessio Rizzo e autori satirici come Davide Siddi e Lino Giustazzi.
Cercavo autori che avessero un tratto che in qualche modo potesse avvicinarsi a quello del mondo disneyano, e che lo potessero “deformare” in maniera interessante. Ho chiamato quelli che conoscevo già, anche se con alcuni non avevo ancora mai lavorato. Oltre a professionisti già molto conosciuti, ho voluto coinvolgere anche dei giovani talenti. Sono nate pure delle coppie inedite, dato che ho affiancato autori che non avevano mai fatto qualcosa insieme.
È stato tutto sommato un gioco, un laboratorio. Tra l’altro laboratorio è ormai un’altra parola chiave di questa pandemia. Diciamo che Pangolino è nato in laboratorio! [Ride, ndr.]


Le storie, mi pare di capire, sono tutte relative alla pandemia.

Sì, ci siamo concentrati tutti sulla fase del lockdown. Sono tutte storie brevi e autoconclusive, perché la forza di una parodia, a mio avviso, sta anche nella sua brevità, altrimenti rischia di diventare leziosa.
Alla fine, quello che ne esce, è un albo a fumetti che fotografa un momento che a questo punto definirei storico, perché di pandemie globali, in questo modo, non ne abbiamo viste molte e speriamo di non vederne più.
Infatti c’è già chi chiede se ne faremo un’altro numero. Magari alla prossima pandemia… Per ora è un numero unico e credo che rimarrà tale.

Come hai lavorato con gli autori?

Non ho dato alcun tipo di paletto. L’unica cosa che ho chiesto — visto che i personaggi Disney hanno i guanti — è stata di fare i guanti celesti, come quelli che si vedevano un po’ ovunque, andando a fare la spesa. Anche questo elemento surreale — quando mai abbiamo visto tutti in giro coi guanti? — probabilmente ha contribuito a far nascere l’idea.
Dal punto di vista stilistico c’è stata la massima libertà. Tutti hanno usato un segno molto morbido ma hanno interpretato i personaggi col proprio stile. Trattandosi di una parodia, c’era da reinterpretare un mondo già esistente, con un apparato iconografico ricchissimo.

Pangolino, autoproduzione, giugno 2020 (courtesy: Marco Tonus)
Pangolino, autoproduzione, giugno 2020 (courtesy: Marco Tonus)

Topolino — inteso come rivista che come “mondo” — è ormai una sorta di archetipo, dopotutto. Chiunque conosce personaggi, situazioni, “regole”. Parodiandolo, non c’è bisogno di dare spiegazioni.
Tra l’altro all’interno di Pangolino ci sono anche rubriche e pubblicità.

Ho voluto prendere rubriche e pubblicità che partono dagli anni ’60 e arrivano agli anni 2000, per poi rifarle. Ho immaginato che il lettore potesse riconoscersi — che si tratti di un cinquantenne o un ventenne — in qualcosa che ha ormai assorbito e fa parte della sua infanzia. Ci sono finte pubblicità di gelati, di automobiline. Ci sono coupon da ritagliare, i giochi, la posta, le barzellette… I cosiddetti “paratesti” che stanno intorno alle storie a fumetti.
Anche le grafiche sono parecchio vintage. E per le rubriche ho coinvolto autori satirici coi quali avevo già lavorato in passato.

Avete quindi giocato anche sulla nostalgia.

Sì, e con coloro che hanno collaborato, quando l’hanno visto completo in anteprima, si è aperto un vaso di pandora. C’era chi citava ricordi d’infanzia, di quando hanno visto per la prima volta tale pubblicità.
Allo stesso tempo è una nostalgia disturbante, perché non è davvero quel mondo, ma il mondo reale, contemporaneo, trasformato in fumetto. E questo contrasto tra ricordi e quotidiano rappresentato in forma satirica è un bel corto circuito.

Anche formato e carta rimandano al classico Topolino?

Il formato sì. È un 13,5 x 18,5 cm. La carta e la copertina no, per scelte tecniche. La carta di Topolino è molto leggera, ma l’albo diventa corposo perché ha tante pagine. Con 64 pagine, per ottenere l’effetto della classica “costina” gialla, ho aumentato la grammatura della carta: una patinata opaca da 170 gm. La copertina sarà plastificata, per non lasciare ditate.
Tra l’altro su questo si è aperto un dibattito con gli altri autori: c’era chi proponeva di farlo come i Topolino degli anni ’80, che aveva una carta usomano, chi pensava ad altre stagioni… Siamo entrati in un filone quasi filologico.
Pangolino è anche frutto di una filiera corta. Abbiamo scelto di non stampare online ma presso una tipografia che ho qui vicino a casa, così da poter controllare la qualità del prodotto.

Pangolino, autoproduzione, giugno 2020 (courtesy: Marco Tonus)
Pangolino, autoproduzione, giugno 2020 (courtesy: Marco Tonus)

Dove sarà venduto?

Abbiamo fatto una scelta controcorrente. In un momento in cui puoi ordinare qualcosa online e vedertelo recapitare a casa il giorno successivo, volevamo far riscoprire il bello dell’autoproduzione. Pangolino non è un’operazione commerciale ma artistica, che ha un altro ritmo.
Abbiamo aperto un indirizzo di posta elettronica ([email protected]), dal quale poter ordinare. L’albo arriverà via posta: ci metterà un pochino di più ma anche il gusto dell’attesa, il dover aspettare per avere le cose, fa parte della nostalgia di cui ti parlavo prima.
Non abbiamo creato pagine social apposite ma preferito promuovere il progetto utilizzando ciascuno i propri account, arrivando quindi a un pubblico già esistente, avendo già ogni autore un proprio bacino di appassionati.

L’idea ha funzionato?

Assolutamente sì. Figurati che sui social ho anche scritto un post proponendo di acquistare “un albo” (non avevo neanche messo il titolo) senza ancora poterlo vedere, senza sapere chi altro fosse coinvolto, mettendo in vendita 50 copie accompagnate da un piccolo regalo. In un paio di giorni sono andate via tutte.
Sono rimasto molto sorpreso dalla risposta. Per me questo è un atto di fede.

Questa però è la conseguenza di una credibilità che sei riuscito a costruirti negli anni.
Essendo un solo numero, sarà un numero da collezione.

Sì, e qualcuno ha capito l’antifona e ne ha ordinate un paio di copie, con l’intento di rivenderne una tra qualche anno [ride, ndr].


Pangolino si può ordinare scrivendo una mail a [email protected].

Pangolino, autoproduzione, giugno 2020 (courtesy: Marco Tonus)
Pangolino, autoproduzione, giugno 2020 (courtesy: Marco Tonus)
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