Questi primi quattro/cinque mesi del 2020 diventeranno nel prossimo futuro una fonte inesauribile di case histories per i corsi universitari e post-universitari nei quali si insegna l’organizzazione di eventi culturali.
Dopo una prima fase, fatta di improvvise quanto necessarie cancellazioni, di temporeggiamenti, di posticipazioni, è iniziata quella della riflessione, immediatamente seguita dalla riprogettazione.
Per molte iniziative — grandi e piccole, locali e internazionali — riprogettare ha significato navigare a vista in un panorama in continua mutazione, riconsiderare profondamente le proprie caratteristiche specifiche per capire come queste potessero essere adattate a nuovi formati di produzione e fruizione; ai canali, alle piattaforme e alle tecnologie a disposizione.
Non esiste la soluzione. Ciascuno è stato costretto a cercarne una, andando più o meno a tentoni, “sbirciando” gli espedienti altrui, misurando in tempo reale successi e fallimenti dei nuovi sistemi adottati, propri e degli altri, aggiustando continuamente il tiro.
È in questa cornice — allo stesso tempo drammatica e stimolante — che anche un festival come Fruit, dedicato alle autoproduzioni editoriali, alle riviste indipendenti e ai libri d’arte, è stato obbligato a reimmaginarsi completamente, tra l’altro in occasione di un’ottava edizione che, come avevamo già anticipato a fine gennaio, avrebbe dovuto sancire una svolta nella storia di questo evento bolognese nato in piccolo e cresciuto anno dopo anno fine a diventare un punto di riferimento internazionale.

Fruit Exhibition 2020, che nel progetto iniziale era prevista per maggio (dal 29 al 31) in una nuova sede, ha dunque puntato su tre dei punti di forza della manifestazione — la ricerca e selezione di editori e artisti solitamente esterni ai grandi circuiti di distribuzione, il contatto diretto tra il pubblico e gli editori, e la possibilità per questi ultimi di vendere direttamente le loro produzioni — trasferendo il tutto online.
Ecco, dunque, il Virtual Fruit, che ha aperto anzitempo rispetto alle date previste.
Il format, inaugurato il 20 aprile, si basa su incontri a cadenza quasi quotidiana tramite l’ormai diffusissima piattaforma Zoom.
«Ogni espositore avrà a disposizione una piattaforma digitale su cui presentare il proprio progetto editoriale e aprire un canale di vendita diretta al proprio shop virtuale», spiegano gli organizzatori.
Gli appuntamenti sono aperti a tutti — qui c’è il programma provvisorio —, trasmessi contemporaneamente su Zoom, in diretta su Facebook e in seguito anche sul canale YouTube di Fruit.
«Per gli aspiranti espositori, italiani e internazionali», dicono, «è ancora possibile proporre la propria candidatura, dal momento che il calendario degli incontri potrà prolungarsi potenzialmente fino a giugno 2020».
