Bisticci | Promettente

Bamboccioni, sfigati, choosy.

Oppure bulli, precari, depressi, abbandonati, in fuga, inutile nascondere l’irritazione o portare alla mente chi ha detto cosa e quando, o piuttosto misurare certi concetti con il periodo che stiamo vivendo nel mondo. Eppure, tra tutti gli aggettivi e le espressioni che descrivono i giovani, quello che mi dà più fastidio è proprio promettenti.

Non mi ricordo quando, per la prima volta, mi dissero che fossi promettente, ma di sicuro al tempo accolsi la notizia benissimo. Dovrei verificare con mia madre se glielo dissero quando ero alle elementari perché in tal caso, a fare da contraltare, ci sarà stato un abbraccio in più e la felicità dei miei genitori, cose che mi avranno certamente reso fiero di me, o semplicemente più felice. Quando me lo dissero direttamente, sicuramente mi pavoneggiai per il complimento ricevuto e per ciò che prefigurava: non avrei avuto tutti i problemi che erano il cruccio dei compagni di scuola e, più avanti, di liceo.

Julie de Graag, “Boys in a class” (fonte: rawpixel, originale dal Rijksmuseum)

L’aggettivo promettente, durante la carriera scolastica, mi sembra avere un effetto inebriante. La giovane età e le porte aperte, la mancanza assoluta di responsabilità, di fronte si hanno tutte le strade possibili, oltre a questo sei promettente: ti appoggeranno nelle scelte che farai, ti stanno già stringendo la mano e ancora non hai dimostrato nulla a nessuno, risparmierai tempo e probabilmente non ti servirà la disciplina di quanti non hanno la fortuna di essere come te.

Io al liceo ero promettente, sì. Ho scelto di studiare fisica, forse cedendo allo stereotipo del genialoide, che deve per forza dedicarsi a una laurea di vocazione.  

Ci ho messo anche troppo poco a intendere che quel promettente fosse tutto nelle prospettive degli altri e poco mio. Non tanto per come sia andata l’università, per quello che ho imparato lì e altrove, o per il lavoro che faccio, di cui sono fiero, ma per il significato letterale del termine, così fuori luogo.

Joseph Gibbons Richardson, “Positions of the Hands”, 1910 (fonte: rawpixel)

Promettente è ormai un aggettivo, ma se ne scopre velocemente l’origine: promettente è il participio presente di promettere, e una persona promettente è una persona che sta facendo una promessa.

Nel suo significato aggettivale, si aggiunge un connotato positivo, e promettente è una persona che sta facendo una promessa che è in grado di mantenere.

Ora, la cosa non deve per forza disturbarci, però forse è il caso di riflettere un minuto.

Chi è promettente quando, poco più che bambini, i nostri figli imparano le tabelline e a scrivere i primi temi? Chi è promettente quando si studia il latino e la matematica del 1700? Chi è promettente quando si leggono le statistiche di impiego postlaurea, e si sceglie di fare ingegneria, o fisica, o scienze infermieristiche?

Chi è che sta facendo delle promesse?

Louis J. Beck, “Abacus”, 1898 (fonte: rawpixel, originale dalla British Library)

Forse non ero io a essere promettente, io ero solo felice e motivato dalla mia famiglia, stimolato da Milano, che qui davvero l’offerta fa pressione sulla domanda, amato dagli amici. E ho fatto delle scelte, e ad essere promettente era il mondo attorno a me: studiare è per avere un bel lavoro, essere intelligenti vuol dire essere brillanti, avere successo, fare strada.

A tutti i professionisti promettenti, più o meno delusi, a tutti quelli che in questi giorni stanno perdendo soldi o sorrisi, chiedo di verificare chi è che fosse stato davvero promettente.

Chi, in mezzo alla paura che voi, come me, avrete sicuramente incontrato, ha poi mantenuto le promesse fatte e chi, invece, stava mentendo?  

Che giovani promettenti, e che mondo mentente. 

Suona male, ma non è che gli aggettivi da cui siamo partiti suonino granché, eh!

POST SCRIPTUM
Ho scritto questo testo nel 2012, forse una delle prime volte che mi è capitato di ragionare sul significato letterale delle parole. L’ho letto su alcuni piccoli palchi, mi è stato copiato da alcuni giornalisti di alcuni grandi giornali, l’ho pubblicato su Facebook come nota. Ora lo riporto qui, mi sembra particolarmente adeguato a chi sta guidando una crisi epocale nella mia splendida regione e città.

Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia (foto originale rielaborata da Frizzifrizzi)
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