Un paio di anni fa scrissi di un account Instagram chiamato Soviet Logos.
Creato dal designer lituano Rokas Sutkaitis nel febbraio del 2017, da allora posta regolarmente i loghi delle aziende dell’ex Unione Sovietica che non sono sopravvissute al collasso politico, economico e sociale dell’Urss.
Finora sono oltre 300 gli esemplari messi online da Sutkaitis, tutti ridisegnati con cura a partire da vecchi documenti e pubblicazioni.
Ben 360 di essi sono stati raccolti in un libro, Soviet Logos: Lost Marks of the Utopia, che ne riporta alla luce il valore, sottolineando — in un saggio introduttivo che aiuta a contestualizzare il materiale grafico — come la maggior parte dei loghi sia stata prodotta nei primi anni post-rivoluzionari, quando lo spirito utopico permeava ancora la società sovietica.
«Dopo la seconda guerra mondiale», viene infatti spiegato nel libro, «quando Stalin stabilì pienamente il suo potere, l’economia dell’Urss fu orientata verso la ricostruzione dell’industria, pesantemente deteriorata durante la guerra. Le fabbriche non riuscivano a soddisfare i fabbisogni dei consumatori, e c’era una costante sensazione di carenza di prodotti di base nel paese: per questo la grafica e il design industriale venivano quasi trascurati, in quanto non potevano svilupparsi in un tale ambiente economico e sociale».
Autoprodotto da Sutkaitis, il volume ha 312 pagine e si può acquistare online.