(fonte: from-cover-to-cover.com)

Jenny Volvovski ridisegna le copertine dei libri che legge

In passato mi è capitato di parlare di Julia Rothman e di Matt Lamothe: lei illustratrice, lui illustratore e animatore, insieme sono anche tra i fondatori di Also, un’agenzia creativa nata nel 2004 e dislocata tra Chicago e New York.

Ma Also è un mostro (in senso buono) a tre teste: a dar vita allo studio, infatti, oltre a Rothman e Lamothe è stata anche Jenny Volvovski, che del trio è la designer e che, fin dal 2012, porta anche avanti in solitaria un bel progetto dedicato al book design.

Intitolato From Cover to Cover, ruota attorno a un’idea semplice quanto efficace, cioè ridisegnare le copertine dei libri appena letti, raggiungendo in tal modo un triplice risultato: tenere in allenamento le proprie capacità progettuali, mostrare le medesime ai potenziali clienti e, ovviamente, leggere di più, in modo tale da avere abbastanza materiale sul quale lavorare (poi, certo, c’è anche il rivelare al resto del mondo le proprie frequentazioni letterarie, ma quello è un “prodotto collaterale” del processo).

(fonte: from-cover-to-cover.com)

Volvovski — che ha raccontato di aver cominciato perché, quando avrà novant’anni, le piacerebbe avere gli scaffali pieni di libri con sovraccoperte disegnate da lei — di recente ha messo tutte quelle realizzate finora su Instagram.

Ci sono libri molto famosi anche qui in Italia (tra cui la quadrilogia de L’amica geniale di Elena Ferrante), dove comunque è uscita la gran parte di quelli affrontati dalla designer, ed è piuttosto interessante andare a cercare sia la cover originale, sia quella dell’edizione italiana, per poi confrontarle con le versioni di Volvovski.

Va spiegata, infine, la grande presenza del verde. Inizialmente Volvovski si è imposta delle regole piuttosto rigide: utilizzare appena tre colori — bianco, nero e, appunto, verde —, limitare la scelta tipografica al Futura, al Caslon Italic, alla macchina per scrivere e alla scrittura a mano, e, a livello di immagini, usare solo scansioni, disegni o fotografie già stampate. L’intento era quello di dare un “sapore” unico al progetto e di provare a stuzzicare il più possibile l’ingegno per forzare i limiti. Col tempo, poi, i paletti autoimposti sono diventati un po’ meno rigidi e le copertine, a mio parere, ne hanno guadagnato.

(fonte: from-cover-to-cover.com)
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