Impacchettato come un dono, a sottolineare il concetto che fa da colonna portante a tutto il progetto editoriale: il design è un dono, perlomeno il buon design, quello che semplifica la vita delle persone, ispira bellezza e armonia, dura nel tempo e pesa il meno possibile sulle risorse e gli equilibri del pianeta. Perlomeno così la pensa Laura Jane Boast, progettista britannica che ha avuto sei anni fa la prima, all’epoca ancora embrionale idea che oggi si è concretizzata in una rivista: Design Giving.
«Volevo celebrare i designer indipendenti e gli artigiani che progettano prodotti di alta qualità che sono l’antitesi dell’usa e getta, che progettano con cura per creare meno rifiuti, che supportano gli enti di beneficenza del loro territorio, che usano materiali con un più basso impatto ambientale», spiega Boast, che ha uno studio a Manchester e ha finanziato Design Giving n.1 grazie a una campagna di crowdfunding su Kickstarter, il cui lancio è stato accompagnato da una mostra con gli oggetti che sono poi diventati i protagonisti della prima uscita.
Sì perché il magazine, che esce una volta all’anno, presenta ogni volta una selezione di designer, artigiani e aziende, scelti sia tra realtà emergenti che molto consolidate (ad esempio nell’uscita d’esordio c’è G . F Smith, una cartiera molto conosciuta, quella del “colore più preferito del mondo”), con una particolarità molto interessante: ciascuna di esse rappresenta un materiale diverso — c’è la carta, appunto, poi c’è la ceramica, c’è l’argento, c’è il legno… — e sono sempre loro a fornire la maggior parte del materiale, così che la rivista diventa una sorta di progetto comune tra tanti brand e designer.
Le 68 pagine del primo numero sono divise in quattro sezioni: design, che è un’investigazione sulle logiche della progettazione; thinking, che presenta interviste e mostra i processi creativi; thoughtful, in cui ci sono storie raccontate dal punto di vista del designer; giving, un approfondimento sui materiali.
Tutte insieme formano la frase design thinking, thoughtful giving, che esprime il concetto che Laura Jane Boast vuole esprimere attraverso il magazine.