Fiori di tarassaco: un’animazione parla di migrazione e perdita di identità

Ho sentito parlare per la prima volta di Giulia Conoscenti appena due anni fa, quando scrissi a proposito del secondo numero di una (bellissima) rivista realizzata da alcuni studenti dell’ISIA di Urbino per la quale Giulia aveva realizzato le illustrazioni.

L’ho poi conosciuta l’inverno scorso durante una fiera dedicata alle autoproduzioni editoriali, dove però si è presentata nelle vesti di editrice/illustratrice di Pelo Magazine, una fanzine nata anch’essa tra le aule dell’ISIA.

26 anni, originaria di Palermo e oggi di base a Bologna, Giulia si è laureata un paio di mesi a Urbino — specialistica in illustrazione — ma durante l’ultimo anno ha anche lavorato a un progetto che, dopo averle portato via ore e ore (e ore) e fatto spendere una fortuna nella mesticheria di fiducia, si è concretizzato un uno splendido video d’animazione: Fiori di tarassaco, un’opera che, come racconta l’autrice, parla di migrazione e perdita di identità di coloro che abbandonano il proprio paese.

Giulia Conoscenti

La metafora col tarassaco non poteva essere più azzeccata. I suoi semi volano via soffiati dal vento (per chi in erbologia non fosse ferrato come Neville Paciock: quando raccogli un soffione, quello è il frutto del tarassaco) e germogliano lontano dalla pianta madre; non ha bisogno di cure e cresce con tenacia praticamente ovunque; è utilissimo per le sue proprietà medicamentose ma spesso viene snobbato o addirittura considerato una erbaccia
(ha anche una lunga lista di nomignoli non esattamente “nobili”, tra cui pisciacane, brusaoci, grugno di porco, ingrassaporci e piscialletto).

Anche a livello etimologico il parallelismo è perfetto. Scrive infatti Giulia che il termine tarassaco «viene dal greco tarakè, “scompiglio” e kos, “rimedio”, e anche i giovani migranti, giunti in un paese straniero, soffrono di un caos interiore, di uno smarrimento identitario al quale vogliono trovare una cura per riscoprire se stessi e vivere, da individui rinnovati, nelle nuove comunità».

Per saperne di più, non a livello botanico quanto piuttosto sul processo artistico e tecnico che ha portato alla realizzazione del video, ho fatto qualche domanda all’autrice.


Giulia Conoscenti, “Fiori di tarassaco”

Si percepisce che c’è dietro un grosso lavoro. Quanto ci hai messo a realizzarlo?

Tra la ricerca, il montaggio e gli infiniti 4000 frame, ci ho dedicato un anno. Un’impresa, ma ce l’ho fatta.

Che tipo di ricerca hai fatto?

Per sapere come fare a veicolare un messaggio, dovevo comprendere bene di cosa stavo parlando: il fenomeno della migrazione è veramente complesso, tanto che per almeno tre mesi mi sono bloccata. Ho ripreso iniziando a leggere tantissimo, da Marc Augé a Zygmunt Bauman, e poi Calvino, Remotti, Eco…
Insomma, ho cercato di capire il più possibile. Ho potuto così restringere il campo e ad occuparmi principalmente dei giovani, che vivono già una profonda crisi identitaria, e lo sradicamento dalla propria terra provoca una ferita ancora più profonda.
Ho approfondito l’argomento leggendo delle testimonianze dirette di giovani migranti e con alcuni ho potuto parlare io stessa a Palermo, che è una città fortemente multiculturale.
Il problema successivo è stato come non cadere nella retorica e nella banalità, e penso di esserci riuscita concentrandomi sulle piccole cose (che poi sono quelle che ti avvicinano ad una persona totalmente “altra” da te).

Giulia Conoscenti, “Fiori di tarassaco”

Ad esempio?

Mi ha aiutato moltissimo comunicare attraverso delle metafore come il fiore di tarassaco = migrante in balia del vento e degli eventi, la casa = perdita di un rifugio sicuro, lo specchio = riconoscimento di sé e dell’altro.
Ho lavorato in rotoscopio quindi ho cercato tutti i movimenti che mi sarebbero serviti (anche questa parte è durata parecchio). Finalmente sono arrivata al disegno, allo studio dei personaggi, ai colori e alla matericità.

Non ci sono dialoghi. Come mai questa scelta?

Ho deciso di non inserire nessun dialogo per due motivi che sembrano antitetici. Il primo esasperare il silenzio/rumore provocato dall’isolamento linguistico, il secondo esaltare immagini e suoni (codici universali) cercando per quanto possibile di abbattere le barriere linguistiche.

Giulia Conoscenti, “Fiori di tarassaco”

I colori che hai usato sono tempere e pennarelli, giusto?
Quanti ne hai usati?

Ho utilizzato praticamente qualsiasi cosa trovassi a tiro, tutti gli strumenti che fossero ancora in grado di colorare. Per la maggior parte acrilici, che sono molto luminosi (forse ce l’ho nel dna, i carretti siciliani sembrano in RGB). Poi ecoline, chine, pantoni, pennarelli, persino gli evidenziatori.
Li ho mischiati anche tra di loro. Se finiva l’acrilico giallo ma volevo la sua matericità, come un piccolo chimico, con la siringa, sparavo qualche goccia di ecoline nel bianco, e via al pastrocchio!
Onestamente non so dire quanti ne ho usati, forse è meglio non saperlo. Il proprietario della mesticheria ormai mi accompagnava alla porta con grandi pacche sulla spalla dicendomi «so che costa tutto tanto, mi dispiace».

Giulia Conoscenti, “Fiori di tarassaco” — tavola originale

A proposito di migrazioni. Tu da dove vieni, e dove vai?

Vengo da Palermo dove mi sono laureata in Disegno Industriale, mi piaceva ma non era il mio “vero amore”, ho abbandonato squadre e AutoCad e sono volata a Urbino, dove ho imparato tantissimo.
Odio stare ferma, sono in continuo movimento, sia fisico (giro praticamente tutta l’Italia durante i festival di illustrazione), che mentale, e voglio sempre buttarmi in cose nuove, coinvolgere altra gente. Così con una cricca di illustratori e una grafica, abbiamo fondato Pelo Magazine.
Adesso abbiamo un altro progetto, la Conato Press (sempre bei nomi come puoi vedere). Ad aprile il primo libro, ne sentirai parlare, ne sono sicura! Nonostante mi spaventino tante cose, tra cui il grande pubblico, cerco di non fermami alle mie paturnie, e a maggio ho fatto un live painting al Mi Ami festival, mi sono divertita tantissimo a giocare con luci ed ombre, cercando comunque di animare un foglio per i bravissimi Fabrizio Cammarata e Antonio Di Martino.
Il prossimo passo credo che sarà l’illustrazione per tessuti, mi ha sempre affascinato molto. Ma chissà… magari domani mi sveglio e ordino telaio e gelatina e inizio a stampare in cantina.

Giulia Conoscenti, “Fiori di tarassaco”
Giulia Conoscenti, “Fiori di tarassaco”
Giulia Conoscenti, “Fiori di tarassaco”
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